venerdì 31 dicembre 2021

Calendario 2022: “A cento anni dalla morte di Torquato Taramelli (1845-1922)”

di Fabiana Console, Silvana Falcetti, Marco Pantaloni

Nel 2022 si celebrerà il centenario della morte di Torquato Taramelli (1845-1922), che è stato uno dei più importanti geologi del periodo a cavallo tra XIX e XX secolo.

Taramelli, professore di geologia nell'Università di Pavia, socio nazionale dei Lincei e Presidente della Società Geologica Italiana nel 1890 e nel 1905, fu uno scienziato eclettico i cui interessi spaziavano dalla stratigrafia alla paleontologia, dalla sismologia alla geomorfologia glaciale.

In qualità di geologo applicato gli furono affidate innumerevoli consulenze tecniche come ad esempio la progettazione dell’acquedotto pugliese, del traforo del Sempione, del Passo del Turchino e Cremolino, la stima dei danni del nubifragio del 1911 in Valtellina, un progetto di derivazione del fiume Recca a Trieste, del bacino del Crati in Calabria e lo studio dei terreni per la ferrovia Genova-Ovada-Asti e Ronco-Voghera ed in generale di tutta la nuova linea “direttissima” da Genova alla Valle del Po.

Con Giulio Andrea Pirona eseguì il rilevamento geologico della regione friulana pubblicandone nel 1881 la prima carta di sintesi con a corredo un catalogo ragionato delle rocce. Magistrale la Carta geologica delle Province venete completata nel 1880, rimasta inedita e manoscritta, corredata da una serie dei terreni presentata e premiata insieme alla Relazione sul Lias veneto alla R. Accademia dei Lincei nel gennaio 1881. Tra le innumerevoli carte geologiche e geotematiche prodotte da Taramelli, abbiamo scelto la piccola Carta litologica della Brianza e della pianura Lombarda, di dimensioni 40x27 cm, in scala 1:450.000 (esemplare autografo della Biblioteca ISPRA).

L’aver sovrapposto la carta di Taramelli sul modello in rilievo del terreno dimostra l’accuratezza dei rilievi eseguiti in passato e la necessità di recupero delle informazioni cartografiche storiche per la caratterizzazione dell’evoluzione del territorio.

Chiudiamo con un brano estratto dal discorso del Presidente Taramelli per l’inaugurazione del 9° Congresso della Società Geologica Italiana, pronunciato a Bergamo il 9 settembre 1890.

Dalle mura della mia città nativa, le Prealpi insubriche vedonsi per amenissimi colli degradare al piano, e questo, come mare di verzura, si stende sino al lontano Appennino, che si scorge in leggera tinta azzurrigna; epperò il problema della formazione della valle padana si offre spontaneo anche alla mente dei meno versati in geologia. Da fanciullo, quando tutt'altro io pensava di me che di occuparmi di tale studio, fissai più volte con intensa curiosità di sapere questo incomparabile orizzonte; ed ora mi è dolce soddisfazione il potere a voi richiamare alcune nozioni, per le quali il panorama che verrete contemplando sì farà più eloquente ed ancora più grandioso”.


Il calendario è disponibile al download al seguente link:

https://drive.google.com/file/d/1SzhdSYAZ_3U5eMijit1blAEwO8YnxM3f/view?usp=sharing





 

martedì 28 dicembre 2021

28 dicembre 1908: Venturino Sabatini e il "Terremoto della Calabria meridionale-Messina"

 di Marco Pantaloni e Fabiana Console

Il 28 dicembre è una data che nella memoria di tutti noi segna uno degli eventi naturali più catastrofici che abbia mai colpito l’Italia: il “Terremoto della Calabria meridionale-Messina” o “Terremoto calabro-siculo”.

Si verificò alle 5.20 del 28 dicembre 1908 e danneggiò moltissimi centri abitati, oltre le città di Messina e Reggio di Calabria.

Venturino Sabatini, geologo e vulcanologo del R. Ufficio Geologico, si recò a Messina per conto del suo ufficio pochi giorni dopo l’evento.

Nel 1911, durante il Congresso della Società Geologica Italiana che si tenne a Lecco sotto la Presidenza di Mario Cermenati, Sabatini tenne una conferenza sul terremoto del 1908 nel Teatro della città; la trascrizione integrale della conferenza è disponibile sul Bollettino della Società Geologica Italiana, vol. 30, 1911, CCXCIX–CCCXXXIX.

Il resoconto viene esposto con toni drammatici, segno di una intensa partecipazione dello scienziato alla tragedia a cui aveva assistito qualche anno prima. L’incipit della conferenza è il seguente:

“Chi avesse la fortuna di non essersi trovato mai presente a grandi disastri e dei grandi disastri ignorasse la storia potrebbe credere che io abbia caricato le tinte. Ma se saprà trasportarsi in quei terribili momenti quando dopo uno strappo superante i limiti di elasticità dei nervi umani questi non vibrano più, quando tutte le facoltà sono sconvolte, quando un onesto può divenire un disonesto e un mite può trasformarsi in un feroce, intenderà che i criterii de la vita d'ogni giorno non sono più applicabili”.







Il resoconto continua alternando osservazioni scientifiche a descrizioni di situazioni personali drammatiche.

Chiudiamo con la nota di chiusura della Conferenza, pronunciata da Sabatini. Rientrando nel suo alloggio a Messina, costituito dalla motonave Savoia, Sabatini riferisce:

 “Appena sul ponte, scossi l'acqua che ricopriva l'impermeabile e spinsi giù il cappuccio. Ma, sul punto d'entrare nei saloni illuminati, una donna elegantemente vestita mi si parò davanti.

A la fioca luce de la vicina lampada riconobbi un volto giovane, ma imbellettato, da l'aria provocante e dal sorriso sardonico.

- Dove ho mai visto costei? mi chiesi. E lei beffardamente:

- Arrivi tardi, mi disse, il pranzo volge a la fine. Vieni a prendere un bicchiere di Champagne.

E siccome la guardavo interrogandola:

- Chi sono? mi rispose. Sono la Signora ... Vita. Mi riconosci?

- Ora sì. Da quindici giorni i giornalisti ragunati quassù non parlano che di te e sperticano le tue lodi. Diogene cercava l'uomo. Costoro, fra tanta penuria, hanno trovato la donna.

Solo non sapevo che te ne stessi al riparo su queste navi.

Ti credevo su le macerie ... o almeno sotto.

Ella ebbe un brivido, e afferrandomi il braccio:

- Ho freddo, mi disse. Entriamo.

Entrammo, ma abbagliato da la luce sfolgorante de le lampade elettriche, stordito dal clamore con cui duecento persone chiudevano il pranzo, nauseato da gli odori acuti de la grande copia di vivande, rivolsi per un istante il capo a l'indietro, e, ne la notte nera, piovosa, vidi distintamente su le banchine affondate un popolo di morti, co' poveri piedi bagnati dal mare, con le povere spalle bagnate da la pioggia, con la bocca contratta in una smorfia feroce, tendere le braccia scarnite verso di noi che non ci preoccupammo di evitare il disastro e - in quell'ora - lanciarci un'ultima maledizione!”

Per saperne di più

Bollettino della Società Geologica Italiana, vol. 30, 1911, CCXCIX–CCCXXXIX

Marco Pantaloni (2017) - Sabatini, Venturino. Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 89






mercoledì 22 dicembre 2021

Roma e il suo territorio: le Opere di Ugo Ventriglia

di Alessio Argentieri e Giovanni Rotella

Il Professor Ugo Ventriglia (Roma, 2 ottobre 1916- 28 maggio 2005), formatosi all’Università di Roma “La Sapienza” come ingegnere minerario sotto la guida di Francesco Penta, impostò nella seconda metà del XX secolo lo studio sistematico della moderna geologia ed idrogeologia delle aree urbane, sperimentandolo nel laboratorio naturale di Roma.

Sulle pagine di www.geoitaliani.it si è già parlato di lui tempo addietro (Via Livio Andronico a Roma, tra passato e presente, https://www.geoitaliani.it/2018/02/via-livio-andronico.html).

Il nome di Ventriglia resta precipuamente associato allo studio sistematico della geologia della Città di Roma e del suo territorio provinciale, in ragione delle voluminose opere corredate da tavole tematiche da lui prodotte, pietre miliari nella conoscenze geologiche sull’area romana. Grande attenzione egli poneva al contributo degli Autori del passato, come testimoniano le accurate bibliografie. Seppur in parte superato da studi più recenti, il contributo di Ventriglia mantiene intatta la purezza del dato scorporato dall’interpretazione.

L’Autore volle donare le sue pubblicazioni monografiche alla Provincia di Roma, nell’ambito di un rapporto di collaborazione sviluppatosi per oltre trent’anni. L’Amministrazione Provinciale si fece carico della stampa delle monografie e delle annesse cartografie tematiche. Le pubblicazioni cartacee, a tiratura limitata, sono ormai da tempo esaurite e per i ricercatori e i tecnici che operano nell’area romana l’unica possibilità di consultazione è presso le biblioteche che ne dispongono. Fa eccezione l’opera del 2002, di cui la Provincia di Roma, con la lungimirante approvazione dell’ottuagenario autore, realizzò una versione multimediale in collaborazione con l’Università Roma TRE, da allora disponibile in rete.

Recentemente è stato pubblicato, sul portale della Città metropolitana di Roma Capitale (subentrata dal 2015 alla Provincia di Roma), il nuovo sito del Servizio 2 "Geologico, difesa del suolo – rischio idraulico e territoriale" - Dipartimento IV “Pianificazione, sviluppo e governo del territorio”.


In continuità con la tradizione del Servizio Geologico provinciale (attivo da oltre quaranta anni sui temi della geologia tecnica e della difesa del suolo, sin dalla sua istituzione formale all’inizio degli anni Ottanta), è stata creata sul sito, nella sezione “Pubblicazioni”, una sottosezione “Le Opere di Ugo Ventriglia”, in omaggio alla sua figura di tecnico e di scienziato.

Grazie al consenso rilasciato dagli eredi del Professore, è ora possibile scaricare liberamente i testi (in formato .pdf) e le cartografie (in formato .pdf o .jpg) delle seguenti monografie:

  • Geologia della città di Roma (1971);
  • Idrogeologia della Provincia di Roma- Vol. I “Regione tolfetana” (1988);
  • Idrogeologia della Provincia di Roma- Vol. II “Regione vulcanica sabatina” (1989);
  • Idrogeologia della Provincia di Roma- Vol. III “Regione vulcanica dei Colli Albani” (1990);
  • Idrogeologia della Provincia di Roma- Vol. IV “Regione orientale” (1990);
  • Geologia del territorio del Comune di Roma (2002).

Per saperne di più:

https://www.cittametropolitanaroma.it/

https://geologico.cittametropolitanaroma.it/

https://geologico.cittametropolitanaroma.it/pubblicazioni/ugo-ventriglia


domenica 5 dicembre 2021

Resoconto del Convegno “Traforo ferroviario del Frejus (1853-1871). 150 anni dall’inaugurazione”

di Mattia Sella

La notte di Natale del 1870 cadeva l’ultimo diaframma del traforo ferroviario del Fréjus, che collega Modane a Bardonecchia. Iniziato nel 1857, con il fondamentale sostegno di Camillo Benso conte di Cavour, l’opera era stata conclusa in soli 13 anni e mezzo, rispetto ai 25 anni previsti all’inizio, grazie all’utilizzo della perforatrice idropneumatica messa a punto dall’Ing. Germaine Sommeiller. L’inaugurazione si tenne l’anno successivo, il 17 settembre 1871, a Bardonecchia.

La «gran muraglia della Cina che son le Alpi dal Cenisio al Brennero», come le descriveva in modo efficace Quintino Sella, era stata finalmente attraversata da un tunnel ferroviario. Nella seconda metà dell’Ottocento la rete ferroviaria che si stava sviluppando in Europa aveva trovato un severo ostacolo nella barriera delle Alpi; si cominciò, pertanto, a sviluppare progetti che permettessero di attraversarle con dei trafori. Per realizzare quelle opere, oltre al contributo dei progettisti e degli ingegneri, è stato fondamentale quello dei geologi.

Per commemorare questo evento l’Accademia delle Scienze di Torino ha organizzato nella Sala dei Mappamondi, il 6 e 7 ottobre, il convegno: Fréjus 150 (1871-2021). Per il 150° anniversario del Traforo del Fréjus.

Merita ricordarlo anche nell’ambito della Sezione di storia delle Geoscienze della Società Geologica Italiana, perché nella prima giornata i relatori hanno presentato delle relazioni sia su temi storici sia su temi geologici.



Questo il programma:

IL TRAFORO DEL FRÉJUS E I PRIMI TRAFORI TRANSALPINI

Chairman Amalia Bosia, Accademia delle Scienze

La Reale Accademia delle Scienze e la sfida del Fréjus

Mario Alberto Chiorino, Accademia delle Scienze & Politecnico di Torino

Il Traforo del Fréjus e la nascita dell'Art of Tunnelling
Sebastiano Pelizza, Accademia delle Scienze & Politecnico di Torino

Quintino Sella tra scienza e politica: i trafori ferroviari transalpini, il Fréjus e il San Gottardo
Mattia Sella, Accademia delle Scienze & Fondazione Sella

Geologia del territorio nell’Ottocento e sue applicazioni ai grandi tunnel transalpini
Giorgio Vittorio Dal Piaz, Accademia delle Scienze

Ricadute sociali, economiche e politiche delle reti ferroviarie e dei primi trafori transalpini
Stefano Maggi, Università di Siena

TRANSALPINE RAILWAY BASE TUNNELS: 150 YEARS OF GEOLOGICAL CONTRIBUTIONS

Chairman Rodolfo Carosi, Accademia delle Scienze & Università di Torino

Geological studies for the Simplon tunnel
Claudio Rosenberg, Sorbonne Université, Paris

Geological studies of the Lyon-Turin cross-border section: Italian side
Marco Gattiglio, Università di Torino

Geological environment of the Fréjus and Lyon-Turin tunnels: structural issues in the framework of Alpine polyphase orogeny
Thierry Dumont, Université Grenoble-Alpes

Gotthard base tunnel: forecast and finding
Peter Guntli, Sieber Cassina + Handke AG, Chur

Geological and structural setting of the Brenner railway base tunnel 

Matteo Massironi, Università di Padova

Innovative 3D/4D geological modelling of tunnels and underground infrastructures
Andrea Bistacchi, Università di Milano – Bicocca

Nella seconda giornata (giovedì 7) sono intervenuti i presidenti e i chairman delle principali società europee che lavorano nel campo delle ferrovie e, in particolare, dei tunnel. Le relazioni sono state più tecniche, di ingegneria e di strategie per lo sviluppo futuro delle ferrovie e dei tunnel.

Il ruolo di Quintino Sella, che dieci anni dopo l’inaugurazione del Fréjus fonderà con Giovanni Capellini la Società Geologica Italiana, è stato fondamentale sia nel progetto del Fréjus sia in quello del San Gottardo. Sella aveva seguito il traforo del Fréjus soprattutto come ingegnere del Regio Corpo delle Miniere. In un intervento alla Camera, nel mese di giugno del 1871, segnalando l’esperienza e la competenza degli operai del Fréjus afferma: «In tutte le cose tecniche la pratica è un elemento importantissimo, ed a me, come ingegnere delle miniere, lasciate ricordare che tra un minatore, il quale sappia dirigere il suo foro di mina, e un minatore, il quale faccia il foro senza studiare la roccia […] c’è differenza grandissima negli effetti che producono».

Egli seguirà, invece, il progetto del traforo del San Gottardo (1872-1882) principalmente nel suo ruolo politico come Ministro delle Finanze (governo Lanza) fino al 1873, poi come capo della Destra dal 1876 al 1878. Il sostegno richiesto all’Italia a fondo perduto era molto oneroso, il doppio di quelli richiesti alla Germania e alla Svizzera sommati. La legge che ratificava il finanziamento dell’Italia per le spese del San Gottardo fu approvata il 3 luglio 1871 grazie al lungo e convincente discorso che era stato pronunciato da Sella alla Camera dei Deputati il 13 giugno.


Il monumento ai realizzatori del Traforo del Frejus in Piazza Statuto a Torino

Per saperne di più:

https://www.accademiadellescienze.it/event/43e8aedf-e46e-4fa4-93a2-79c2016ea33b

venerdì 3 dicembre 2021

140 anni insieme - La Società Geologica Italiana, 1881 - 2021

Roma, 3 dicembre 2021

SAPIENZA Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, Roma

Aula Lucchesi, Dipartimento di Scienze della Terra


Link: https://global.gotomeeting.com/join/203386261 Codice accesso: 203-386-261


PROGRAMMA

14:00 Apertura conferenza

- INTRODUZIONE - Sandro Conticelli (Presidente SGI)

- 140 ANNI DI GEOLOGIA ITALIANA - Marco Pantaloni & Alessio Argentieri

- TESTIMONIANZE PRESIDENTI EMERITI - Giorgio V. Dal Piaz, Roberto Colacicchi, Giustino Ricchetti, Valerio Bortolotti, Uberto Crescenti, Carlo Doglioni, Elisabetta Erba

- RICORDO DI ANTONIO PRATURLON - Massimo Mattei

- ATTUALITÀ E CULTURA DELLE GEOSCIENZE: LA NUOVA RIVISTA GEOLOGICAMENTE - Enrico Capezzuoli

- IL PROGETTO “MENTE ET MALLEO 1881-2021”: LA STORIA DELLA SGI TRAMITE I PROFILI BIOGRAFICI DEI PRESIDENTI - Alessio Argentieri, Marco Pantaloni e gruppo di lavoro “Mente et Malleo”

17: 00 Dibattito e conclusioni