martedì 15 marzo 2016

Alcune considerazioni pratiche sui metodi e sui mezzi del rilevamento geologico in campagna

di Marco Pantaloni
Enzo Beneo (1903 - 1988)

Il rilevamento geologico di campagna è senza dubbio l’attività più importante nel campo delle Scienze geologiche (senza nulla togliere alle altre discipline); l’attività di raccolta dei dati sul terreno, oltre che essere indispensabile per l’acquisizione diretta delle informazioni che riguardano l’oggetto dei nostri studi, rappresenta il terreno (sic) sul quale avviene la formazione e l’istruzione di qualsiasi geologo, indipendentemente dal settore di interesse nel quale, in futuro, si troverà ad esercitare.

Abbiamo già scritto in merito nel settembre 2013 (filogenesi del geologo rilevatore) ma durante le nostre ricerche bibliografiche, sempre ricche di preziosi e interessanti ritrovamenti, ci è saltato all'occhio un particolare articolo, la cui lettura ci riporta a come i nostri predecessori affrontavano le insidie di terreno e come si ponevano il problema dell’organizzazione logistica quotidiana, nei lunghi periodi di rilevamento.

Si tratta di un salto temporale di poco più di 70 anni, che però agli occhi di un giovane geologo, aduso alle moderne tecnologie, possono apparire 700 …..

Nel 1941 Enzo Beneo, a quei tempi geologo rilevatore del R. Ufficio geologico d’Italia, del quale sarà poi Direttore tra il 1950 e il 1966, scrisse una bellissima nota sul Bollettino del R. Ufficio geologico d'Italia, dal titolo “Alcune considerazioni pratiche sui metodi e sui mezzi del rilevamento geologico in campagna”.


L’articolo viene sintetizzato con le seguenti parole:
"Il problema del rilevamento geologico di una regione impervia e disabitata, non può dare risultati cartografici attendibili, se condotto senza l'ausilio di opportuni mezzi logistici organizzati sulla base del campeggio mobile.Solo il fattore tempo può risolvere il problema anche senza organizzazione speciale; ma in tal caso, la durata molte volte maggiore dei lavori, porta conseguenze gravi dai punti di vista economico e culturale".

Il lavoro di Beneo si sviluppa riportando alcune considerazioni che l’Autore ritiene utili divulgare, dopo aver trascorso un lungo periodo (giugno-ottobre 1941) in una regione allora impervia, il Sarrabus in Sardegna, per effettuare rilievi geologico-minerari finalizzati alla realizzazione de
“il lavoro più arduo e più completo che il geologo possa compiere in campagna, è la costruzione di una vera carta geologica.”
Per la quale:
“[…] per ricavare il miglior rendimento dalla sua fatica, l'operatore ha bisogno di tutte le sue forze fisiche ed intellettuali, razionalmente distribuite ed impiegate. Evidentemente alla fine di un lungo itinerario, la stanchezza fisica non permette più di eseguire attente osservazioni”.
Continua evidenziando la possibilità di acquisire informazioni sbagliate, a causa della stanchezza, della difficoltà di accesso ai luoghi, 
“Specialmente dove la litologia, la stratigrafia, la tettonica necessitano, per essere studiate e risolte, della presenza materiale dell'operatore, si può dire metro per metro, il metodo dei lunghi e forzati itinerari non è il più idoneo per dare soddisfacenti risultati. Neppure concorre alla buona riuscita del lavoro la frequente preoccupazione del sopravvenire della notte, la quale può spiacevolmente sorprendere in mezzo ad una regione semisconosciuta”.
Questi presupposti condizionano quindi il geologo rilevatore che, per motivi di ordine pratico, non può allontanarsi molto dai centri abitati, condizionando quindi il territorio di intervento. Il suo lavoro, infatti, può effettuarsi
“purchè in località relativamente vicina ai luoghi abitati. A questi dovrà per forza appoggiarsi, e, spesso, con notevole spirito di adattabilità, quando, come succede di frequente, vi manchino le più elementari norme logistiche ed igieniche. Si dice per forza perchè l'operatore, come qualsiasi altro, ha bisogno di soddisfare almeno alle principali esigenze della vita”.
Continua descrivendo il metodo di rilevamento in terreni impervi e poco frequentati; l’uso di percorsi con “spostamenti laterali”, l’uso parsimonioso del binocolo, la giusta definizione dei tempi necessari al rilievo, valutando anche la disponibilità di attrezzatura ordinaria costituita, a quel tempo, dal pernottamento in centri abitati, dalla disponibilità di una guida locale e di una adeguata cavalcatura.

Continua, scrivendo:
“A parte la costanza, la serietà e lo spirito di sacrifizio che sempre dovrebbero scortare il geologo, il fattore tempo presenta numerosi e palesi inconvenienti:1) forte aumento del prezzo di costo della carta geologica, per la grande durata dei suoi lavori;2) forti probabilità, per circostanze varie, dell'abbandono dell’opera iniziata;3) irrazionale impiego dell'attività individuale, a scapito di una più vasta cultura geologica;4) diminuzione del rendimento dell'operatore".
E allora, in base alla sua esperienza diretta consiglia di:
“abbandonare l'idea di appoggiarsi esclusivamente ai centri abitati, troppo periferici e diagonalmente troppo distanti fra di loro”
affermando che
“Gli eroismi che si compiono percorrendo cinquanta o sessanta chilometri di montagna in una sola giornata, passando le notti in luride stamberghe od in covili altrettanto poco raccomandabili o nutrendosi in malo modo, se sono da ammirarsi per lo spirito di sacrifizio e per la viva passione di mestiere, diventando ridicoli se si guardano alla luce del rendimento di lavoro.”
Propone allora quello che, secondo lui, è il metodo più efficiente:
“Il metodo che, secondo noi, è suscettibile di dare il più forte rendimento durante una campagna geologica, è quello per cui si riesce ad eliminare tutti gli inconvenienti fin'ora accennati. Questo metodo è rappresentato dalla possibilità di abitare sul luogo stesso del lavoro, e da quella di spostarsi man mano che il lavoro progredisce. I mezzi necessari per poter seguire questo metodo, sono rappresentati da tende da campo, convenientemente attrezzate dai relativi corredi”.
Continua spiegando quali debbano essere i caratteri tecnici del “campeggio”:
"II campeggio sarà costituito da almeno due tende, preferibilmente di tipo leggero, per due posti ognuna e da una tenda più grande da adibire a magazzino dei generi alimentari, utensileria varia, mensa, dormitorio per il personale di fatica (cuciniere, guide). La cucina sarà preparata di preferenza all'aperto".
Fig. 1 – Talvolta la località prescelta per l’istallazione del campo è singolarmente amena: la posizione, l’orientamento, il panorama, l’acqua vicina, l’assoluta libertà di cui si può godere, …..
Non sempre, però, tutte le circostanze favorevoli sono concomitanti, e il campo può, per ragioni varie, essere obbligato a sorgere in località infelici sotto molti aspetti.

Fig. 2 - Il vento, se impetuoso, rappresenta un grave pericolo per la stabilità del campeggio. La fragilità delle tende leggere, dei tiranti è solo apparente. Ma sarà buona norma, dopo aver opportunamente orientato il campeggio, costruire un sapiente e razionale ancoraggio a base di paletti, picchetti supplementari e di voluminosi sassi. Queste provvidenze finiscono sempre con avere ragione anche delle raffiche più famose.
Beneo prevede la presenza, nella struttura mobile, oltre che di una cucina e dei servizi, anche di un laboratorio per la preparazione delle sezioni sottili e di analisi al microscopio.


Fig. 3 - Il lavoro del topografo a tavolino è reso possibile da una semplice attrezzatura. Questa permette di riportare immediatamente su carta i risultati delle battute effettuate poco prima. Il rilevo topografico a grande scala di zone geologicamente complesse o di grande importanza mineraria, è indispensabile al geologo operatore.


Fig. 4 - Anche in campagna si può impiantare un laboratorio per la preparazione di sezioni sottili. Il laboratorio è, per forza di cose, modesto e rudimentale, ma possiede tutto l'occorrente per una immediata diagnosi di massima di rocce o fossili di dubbio riconoscimento con il semplice esame macroscopico.
Per gli spostamenti consiglia:
“Su strade ordinarie e per lunghi percorsi conviene, senz'altro, un piccolo autocarro, magari con rimorchio. In mancanza di questo, bisogna ricorrere alla trazione animale con cavalli, muli, buoi. I primi hanno sugli altri il vantaggio di essere più veloci, ma sono meno resistenti agli sforzi violenti e prolungati”.
Fig. 5 - Il carro da buoi è, in assenza di rotabili, uno dei mezzi per lo spostamento del campo-base. Ha il pregio della grande capacità, ma presenta due inconvenienti assai gravi: la lentezza e l'impossibilità di uscire dalle piste in terreno accidentato. La scelta del luogo dove verrà eretto il campeggio resta così vincolata alla pista.

 Conclude il lavoro con una importante affermazione:
“La cavalcatura, inoltre, servirà egregiamente per le ricognizioni geologiche preliminari e per traversare quelle vaste plaghe costituite da un'unica monotona formazione, tenendo presente che queste vanno ugualmente percorse”,
imponendo quindi un metodo di lavoro che esclude, quanto più possibile, l’estrapolazione.


Fig. 6 - Gli spostamenti del campo in zone prive di rotabili si effettuano nel modo migliore con il someggio. Le suppellettili più delicate che mancano di imballaggio adeguato vengono portate a spalla.

Fig. 7 - La cucina al campeggio necessita di cure particolari, per la scelta delle vivande, per la loro manipolazione, per il controllo sui consumi. In regioni particolarmente ricche di selvaggina, si può contare sul notevole contributo che talora possono portare i prodotti della caccia e della pesca.



Fig. 8 - In regioni malarigene le precauzioni da adottarsi per la difesa contro possibili attacchi del temibile morbo sono rappresentate principalmente da una buona zanzariera e dai liquidi insetticidi da polverizzare È anche opportuno attenersi alle prescrizioni mediche sulle cure profilattiche di carattere chimico. In definitiva si tratta di attuare la difesa applicando contemporaneamente tutti gli accorgimenti possibili con la massima disciplina.

Per saperne di più:
  • BENEO E. (1941) - Alcune considerazioni pratiche sui metodi e sui mezzi del rilevamento geologico in campagna”. Bollettino del R. Ufficio geologico d'Italia, LXVII: 7-15.
  • MORETTI A. (1990) - Ricordo di Enzo Beneo. Rend. Soc. Geol. It., 13: 155-166.


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