Le iene del Circeo,
A. Pennacchi, 2010,
Editori Laterza, Bari
Editori Laterza, Bari
Dal momento della sua accidentale scoperta nel 1939 (Science News, 1939; Nature Research Items, 1940), il cranio della Grotta Guattari del Monte Circeo (denominato cranio Guattari 1, Fig. 1) è stato l’elemento principale su cui si sono basate le ricostruzioni sulle capacità cognitive e sul comportamento dei neandertaliani. Il cranio, molto ben preservato e caratterizzato dall’allargamento del foramen occipitale (Fig. 1b), fu interpretato come l’oggetto e la testimonianza di cannibalismo rituale da parte dei neandertaliani durante il Paleolitico medio (Blanc, 1939). Nel 1989 questa interpretazione, fino a quel momento largamente accettata dalla comunità scientifica internazionale, fu ribaltata durante il convegno internazionale tenuto a Sabaudia in occasione del 50° anniversario del ritrovamento del cranio. La presenza nella grotta del cranio neandertaliano fu attribuita all’attività predatoria delle iene, di cui la grotta costituiva la tana (Stiner, 1991; White & Toth, 1991). Da quel momento il mito del cannibalismo rituale dei neandertaliani, basato sul ritrovamento del Circeo, fu decisamente accantonato.
Il libro di Pennacchi viene pubblicato
in un momento in cui le conoscenze sulla storia evolutva dell’uomo e dei suoi
antenati sono in una fase di rapido e costante progresso (es., Reich et al.,
2010). Il libro ha il pregio di portare all’attenzione dei lettori questo
straordinario reperto fossile dell’area romana, dando allo stesso tempo l’opportunità
alla comunità scientifica di riconsiderare criticamente le diverse
interpretazioni suggerite per il Cranio Guattari dal momento del suo
ritrovamento.
In breve, il 24 febbraio 1939 alcuni
operai scoprirono accidentalmente l’entrata di una grotta, sepolta al di sotto
di un corpo di frana, nelle vicinanze di un piccolo albergo del Circeo:
l’albergo Guattari. All’interno della grotta venne ritrovato un cranio di
Neandertal, successivamente datato 50,000 BP (Schwarcz, 1991), adagiato sul
terreno all’interno di un cerchio di pietre (Fig. 1). Il giorno successivo il
Prof. Blanc, geologo dell’Università di Roma, visitò la grotta, incontrò gli
operai che avevano scoperto il cranio e prelevò il cranio, che fu poi
analizzato all’ Istituto di Antropologia dell’ Università La Sapienza insieme
al Prof. Sergi.
I successivi anni di studio portarono il
Prof. Blanc e i suoi collaboratori alla conclusione che il cerchio di pietre e
l’allargamento artificiale del foramen occipitale costituivano significative
evidenze di cannibalismo rituale celebrato dai neandertaliani nella Grotta
Guattari durante la parte finale del Paleolitico medio (Blanc, 1962).