Nell’area Grecanica della Calabria, in uno stupendo paesaggio, sorge l'antico abitato di Pentedattilo (o Pentidattilo), in provincia di Reggio Calabria, che gode di una splendida vista sulla Sicilia e sull’Etna.
Il borgo ha origini antichissime e prende il suo nome dalla forma della roccia che lo sovrasta: il toponimo deriva da penta e daktylos e significa cinque dita. Il paese, infatti, sorge alle pendici della Roccia di Pentidattilo che, con la sua forma, ricorda proprio le dita di una mano, anche se alcuni crolli recenti hanno mutato l'aspetto originario.
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| L'abitato sovrastato dalla Roccia di Pentidattilo, dalla caratteristica forma a cinque dita (autore GJo, fonte Wikipedia) |
Ci siamo incamminati; il nostro percorso seguiva una faticosa e tortuosa strada lungo il letto del fiume Alice, e dopo divenne un percorso aspro e discosceso attraversando il fiume della Monaca prima che Pentedattilo fosse visibile; giacché questo strano borgo è così situato che, per quanto sia visibile da tutti i lati attorno, gli si può passare accanto senza accorgersi della sua vicinanza.
Il burrone dove il fiume scorre è pieno e bloccato da rocce scoscese a sud della grande rocca dove la città è costruita; così è necessario attraversarle dal lato occidentale del ruscello, e salire le alture che lo chiudono, prima di riattraversarlo per raggiungere infine la rimarchevole rocca.
Ma avendo raggiunto l’altura opposta, l’apparire di Pentedattilo è perfettamente magico, e ripaga qualunque sacrificio fatto per raggiungerla. Selvagge sommità di pietra spuntano nell’aria, aride e chiaramente definite in forma (come dice il nome) di una mano gigantesca contro il cielo, le case di Pentedattilo sono incuneate all’interno delle spaccature e dei crepacci di questa piramide spaventosamente selvaggia, mentre tenebre e terrore covano sopra l’abisso attorno alla più strana abitazione umana.
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| Edward Lear, ritratto di Wilhelm Marstrand, 1840 |








