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martedì 10 marzo 2015

Ignazio Sanfilippo: esploratore scientifico nel Deserto Libico

Figura 1: Ignazio Sanfilippo
di Vincenzo Ferrara

Nell'Italia liberale dei primi anni del '900, è forte il dibattito politico sull'opportunità di un'espansione coloniale in Nord Africa. Le provincie della Tripolitania e della Cirenaica, non ancora riunite sotto il nome di Libia ed allora sotto il dominio dell'Impero Ottomano, sono le sole aree risparmiate dalla colonizzazione delle grandi potenze europee e destinate per accordi diplomatici al nostro paese. Il Governo Giolitti deve destreggiarsi fra opposizioni esterne ed interne. L'opinione pubblica è dibattuta fra le tesi dei nazionalisti, favorevoli all'espansionismo coloniale e appoggiati da gran parte della stampa nazionale, e quella di socialisti, repubblicani e radicali contrari alla conquista di quello che è definito uno "scatolone di sabbia".
In realtà la conoscenza delle risorse naturali e del valore commerciale di quelle terre è soltanto approssimativa. Non esiste neppure una carta geologica dettagliata di quei posti e le poche notizie che si hanno sono il frutto di corrispondenze di viaggiatori che avevano effettuato ricognizioni scarsamente documentate (fra gli altri, Gerhard Rohlf e Paolo Vinassa de Regny).
Per valutare la convenienza della conquista coloniale occorre quindi giungere a risultati scientifici definitivi circa la natura dei terreni accertando l'effettiva esistenza delle favoleggiate ricchezze minerarie di quelle regioni ed in particolare dei vastissimi giacimenti di zolfo, addirittura a cielo aperto, che alcuni viaggiatori riferiscono di aver visitato nel corso delle loro escursioni libiche.
Il Ministro degli Esteri Di San Giuliano ed il sottosegretario Lanza di Scalea, ambedue siciliani, sono particolarmente interessati all'esplorazione mineraria libica. Lo sfruttamento a basso costo delle presunte miniere di zolfo, se effettuato da potenze straniere, creerebbe una imbattibile concorrenza e costituirebbe un grosso pericolo per l'economia siciliana e dell'intero paese.
Il primo ostacolo da superare è l'avversità mostrata dal governo turco all'azione commerciale italiana ed in particolare alla c.d. penetrazione pacifica portata avanti dal Banco di Roma che, su sollecitazione del Governo, ha aperto succursali a Tripoli e Bengasi con l'intento di coniugare motivazioni economiche e commerciali con esigenze diplomatiche. Direttore della succursale di Tripoli è Enrico Bresciani, in realtà agente segreto sotto copertura, che ricopre con abilità il ruolo di informatore politico del Governo Italiano.
Bisogna allora agire con massima segretezza eludendo l'ostruzionismo ottomano. La ricerca della persona adatta alla quale affidare la delicata esplorazione scientifica viene effettuata congiuntamente dal Ministero degli Esteri e dal Banco di Roma. Tenuto conto che in quegli anni la Sicilia è leader mondiale nella produzione dello zolfo, è lì che la ricerca viene focalizzata. Il più importante gruppo imprenditoriale operante allora nel settore è la Société Generale des Soufres, società di diritto francese costituita a Parigi nel 1906 da Ignazio Florio con capitali italo-francesi. La Société è proprietaria o concessionaria di una decina fra le più attive miniere siciliane. Ha un giro d'affari annuo di 50.000 tonnellate di minerale e occupa circa 7.000 dipendenti. Direttore Generale Tecnico del gruppo è Ignazio Sanfilippo.

Nato a Casteltermini (AG) nel 1857 da una nobile e facoltosa famiglia proprietaria di zolfare, Ignazio Sanfilippo interrompe i suoi studi di Ingegneria presso l'Università di Roma dopo il secondo anno per andare a dirigere le più importanti miniere del castelterminese. Coltiva da autodidatta studi di geologia, mineralogia e arte mineraria e nella sua professione di direttore di miniere si distingue subito per abilità tecnica e per il suo costante sforzo diretto a migliorare e rendere meno pericolose le disumane condizioni di lavoro dei suoi zolfatari. La sua fama a poco a poco supera i confini regionali grazie anche ad una serie di invenzioni, fra le quali spicca un forno continuo per la fusione dello zolfo, denominato appunto "Forno Sanfilippo". Nel 1906 è nominato Direttore Generale Tecnico della Société Generale des Soufres.