venerdì 29 aprile 2016

Elba: 1871-2016

di Fabiana Console
“Il viaggiatore che giunge all’Elba trasportato dal battello a vapore che lo raccolse a Livorno o a Piombino, pone piede a terra in Portoferraio […] dovendo studiare la parte orientale dell’ Isola, la prima cosa da farsi è il giro delle coste per mare, giro che mette in grado il geologo di molto vedere per i continui tagli naturali ond’esse sono ricche, i quali per la maggior parte resterebbero inosservati qualora lo studioso si limitasse alle sole escursioni per terra. Il che facendo, non si deve perdere di vista il bisogno di porre piede”.


Igino Cocchi così introduceva la sua Memoria sull’Isola d’Elba nel 1871, “Descrizione geologica dell'Isola d'Elba per servire alla carta della medesima”.

Da oggi ISPRA rende disponibile on-line la "Carta Geomorfologica 328 Isola d'Elba" alla scala 1:50.000 e relative Note Illustrative: http://www.isprambiente.gov.it/Me…/carg/index_tematiche.html

Le carte antiche dell'Isola d'Elba di Cocchi, Lotti e Fossen sono invece disponibili sull'OPAC della Biblioteca ISPRA.







lunedì 25 aprile 2016

Aliano e Carlo Levi

di Marco Pantaloni

Aliano è un comune che si affaccia sulla Val d’Agri, in Basilicata.
Aliano ha una storia antica, che si fa risalire ai tempi di Pirro, nel 280 a.C., quando nella zona era presente un villaggio di pastori. Il nome del paese deriva dal latino Praedium Allianum, cioè podere di Allius, gentilizio romano. I primi documenti scritti risalgono, tuttavia, al 1060 quando il borgo venne amministrato dal vescovo di Tricarico.
Aliano è noto per essere stato sede del confino di Carlo Levi; a ricordo del suo periodo trascorso in Basilicata, nel 1945 scrisse il suo romanzo più famoso, “Cristo si è fermato a Eboli”, ambientato proprio ad Aliano, che nel libro lui chiama Gagliano, ad imitazione della pronuncia dei suoi abitanti.
Aliano sorge sul crinale argilloso a circa 500 m di quota, ed è circondato da profondi valloni incisi nelle argille e sabbie della formazione delle “sabbie di Aliano” (AIA), di età Pliocene superiore – Pleistocene inferiore, con intercalate lenti conglomeratiche; questa unità presenta uno spessore notevole, di circa 600 m, e passa lateralmente alla formazione dei “conglomerati di Castronuovo” (CCN) verso ovest, mentre verso est è eteropica con le “argille marnose grigio-azzurre” (MGR).



Stralcio della carta geologica e legenda delle unità del gruppo di Sant'Arcangelo, tratte dal foglio 506 Sant’Arcangelo della Carta geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (fonte ISPRA)

La predominanza di unità geologiche dominate da argille, marne e sabbie condiziona fortemente l’aspetto morfologico del territorio, dominato da forme di erosione di tipo calanchivo.
Una meravigliosa scena cinematografica che inquadra in dettaglio le argille e il paesaggio calanchivo della Basilicata è quella girata da Francesco Rosi nella trasposizione cinematografica del libro di Levi, forse una delle più belle pagine del cinema italiano di tutti i tempi.

Immagine tratta dal film "Cristo si è fermato a Eboli", di Francesco Rosi,
tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Levi

Qui Gian Maria Volontè, che interpreta il narratore della storia, cioè lo stesso Carlo Levi, percorre a bordo di una Fiat Balilla 508, accompagnato da due carabinieri, una strada che attraversa e costeggia i calanchi lucani per finire alla località di confino. La scena in questione non è stata girata esattamente ad Aliano ma a Craco, un paese disabitato della Basilicata, abbandonato dagli abitanti a partire dal 1963 a causa di un vasto fenomeno franoso; un’alluvione prima e il terremoto irpino del 1980 in seguito fecero sì che Craco venisse completamente abbandonata.

Carlo Levi, nel suo libro, fa dire al narratore, parlando del luogo del suo confino:
“Mi accorsi allora che il paese non si vedeva arrivando, perché scendeva e si snodava come un verme attorno ad un’unica strada in forte discesa, sullo stretto ciglione di due burroni, e poi risaliva e ridiscendeva tra due altri burroni, e terminava sul vuoto. La campagna che mi pareva di aver visto arrivando non si vedeva più; e d’ognintorno altra argilla bianca, senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare”.

La frase tratta dal libro di Carlo Levi in Piazza San Luigi Gonzaga, ad Aliano


Per i cinefili che seguono il nostro blog, ricordiamo che il film “Cristo si è fermato a Eboli” è disponibile alla visione pubblica sul sito di RAI cinema channel: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6c96e2b3-0c3f-4093-a392-d0fd344baca8-cinema.html


La nostra passione per la letteratura, in particolare laddove entra e descrive le radici culturali legate ai caratteri geologici del nostro territorio, dal quale questa stessa cultura profondamente deriva, fa sì che non possiamo esimerci dal consigliare una gita nel paese di Aliano, questa sì profonda e intensa perché entra nel cuore del territorio lucano e del nostro Paese.

La tomba dello scrittore, che ha scelto di farsi seppellire nel piccolo cimitero di Aliano, luogo del suo confino.

Per saperne di più:
Cristo si e fermato a Eboli, di Carlo Levi. SuperET, Einaudi, 242 pp.
Cristo si e fermato a Eboli, di Francesco Rosi – 1979 – 145’. Con Gian Maria Volonté, Paolo Bonacelli, Lea Massari, Irene Papas.


venerdì 22 aprile 2016

Servite Domino in laetitia

di Fabiana Console



La foto che ritrae Giorgio Dal Piaz (1872-1962) è stata scattata il 24 settembre del 1940 al Rifugio Ombretta - O. Falier e donata due anni dopo al nipote Giorgio Vittorio (che ringraziamo con estrema gratitudine perché ogni volta permette alla storia della geologia in Italia di recuperare un pezzo delle proprie radici).

Il Rifugio Ombretta, fra Cadore, Zoldo e Agordino, fu l’ultimo fra i sei rifugi della Sezione di Venezia del CAI costruito sulle Dolomiti. L’inaugurazione avvenne il 14 e 15 agosto del 1911. La finalità del rifugio era quella di facilitare le salite della parete sud della Marmolada, delle Cime d’Ombretta, del Monte Fop, del Sasso Vernale,della Cima d’Ombrettola, del Sasso di Valfredda e di altre cime circostanti. Il Ministero della Guerra riconobbe l’alto interesse ai fini della difesa dei confini nazionali e elargì un contributo di 2.500 lire ossia un quarto della spesa totale per sua costruzione. Furono così aperti i sentieri che si snodavano sui versanti della valle e congiungevano le valli italiane con la rete di itinerari dall’Alpenverein.
Il Rifugio durante la Prima Guerra mondiale fu adibito a comando militare della 206ª Compagnia "Val Cordevole" come base logistica per il supporto delle postazioni di passo Ombretta e Ombrettola. Venne raso al suolo il 27 aprile 1917 dalle cannonate austriache sparate dalla cresta sommitale della Marmolada e sino al 1939 non ne rimasero che macerie.
Nel 1937 Ettore Castiglioni con la sua Guida CAI- Touring Club “Monti d’Italia: Odle - Sella - Marmolada” diede un forte impulso all’iniziativa per un recupero della struttura affinchè i turisti dell’Agordino e i frequentatori della Marmolada potessero disporre ancora nella conca d’Ombretta, di un punto d’appoggio per scalate ed escursioni. Il Rifugio fu dedicato alla memoria di Onorio Falier poiché la sorella Enrica, morendo, lasciò alla Sezione 30.000 lire per onorare il fratello, socio vitalizio e venne inaugurato il 13 agosto 1939 alla presenza del Presidente Generale del CAI Angelo Manaresi, e delle maggiori Autorità civili e militari della Provincia di Belluno nonché molti alpinisti e Alpini ed escursionisti. Ettore Castiglioni vi trascorse una settimana nell’agosto del 1942.

Per maggiori informazioni

  • http://www.rifugiofalier.altervista.org/
  • Pellegrinon Bepi, Ai piedi della parete d’argento. Cento anni del rifugio Ombretta "Onorio Falier" alla Marmolada. Belluno, Nuovi Sentieri, 2011