di Marco Pantaloni
Aliano è un comune che si affaccia sulla Val d’Agri, in
Basilicata.
Aliano ha una storia antica, che si fa risalire ai tempi di
Pirro, nel 280 a.C., quando nella zona era presente un villaggio di pastori. Il
nome del paese deriva dal latino Praedium
Allianum, cioè podere di Allius, gentilizio romano. I primi documenti
scritti risalgono, tuttavia, al 1060 quando il borgo venne amministrato dal
vescovo di Tricarico.
Aliano è noto per essere stato sede del confino di Carlo
Levi; a ricordo del suo periodo trascorso in Basilicata, nel 1945 scrisse il
suo romanzo più famoso, “Cristo si è fermato a Eboli”, ambientato proprio ad
Aliano, che nel libro lui chiama Gagliano, ad imitazione della pronuncia dei suoi
abitanti.
Aliano sorge sul crinale argilloso a circa 500 m di quota,
ed è circondato da profondi valloni incisi nelle argille e sabbie della
formazione delle “sabbie di Aliano” (AIA), di età Pliocene superiore –
Pleistocene inferiore, con intercalate lenti conglomeratiche; questa unità
presenta uno spessore notevole, di circa 600 m, e passa lateralmente alla
formazione dei “conglomerati di Castronuovo” (CCN) verso ovest, mentre verso
est è eteropica con le “argille marnose grigio-azzurre” (MGR).
Stralcio della carta geologica e legenda delle unità del gruppo di Sant'Arcangelo, tratte dal foglio 506 Sant’Arcangelo della Carta geologica d’Italia alla scala 1:50.000 (fonte ISPRA) |
La predominanza di unità geologiche dominate da argille,
marne e sabbie condiziona fortemente l’aspetto morfologico del territorio,
dominato da forme di erosione di tipo calanchivo.
Una meravigliosa scena cinematografica che inquadra in
dettaglio le argille e il paesaggio calanchivo della Basilicata è quella girata
da Francesco Rosi nella trasposizione cinematografica del libro di Levi, forse
una delle più belle pagine del cinema italiano di tutti i tempi.
Immagine tratta dal film "Cristo si è fermato a Eboli", di Francesco Rosi, tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Levi |
Qui Gian Maria Volontè, che interpreta il narratore della
storia, cioè lo stesso Carlo Levi, percorre a bordo di una Fiat Balilla 508,
accompagnato da due carabinieri, una strada che attraversa e costeggia i
calanchi lucani per finire alla località di confino. La scena in questione non
è stata girata esattamente ad Aliano ma a Craco, un paese disabitato della
Basilicata, abbandonato dagli abitanti a partire dal 1963 a causa di un vasto
fenomeno franoso; un’alluvione prima e il terremoto irpino del 1980 in seguito
fecero sì che Craco venisse completamente abbandonata.
Carlo Levi, nel suo libro, fa dire al narratore, parlando
del luogo del suo confino:
“Mi accorsi allora che il paese non si vedeva arrivando, perché
scendeva e si snodava come un verme attorno ad un’unica strada in forte
discesa, sullo stretto ciglione di due burroni, e poi risaliva e ridiscendeva
tra due altri burroni, e terminava sul vuoto. La campagna che mi pareva di aver
visto arrivando non si vedeva più; e d’ognintorno altra argilla bianca, senz’alberi
e senz’erba, scavata dalle acque in buche, coni, piagge di aspetto maligno,
come un paesaggio lunare”.
La frase tratta dal libro di Carlo Levi in Piazza San Luigi Gonzaga, ad Aliano |
Per i cinefili che seguono il nostro blog, ricordiamo che il
film “Cristo si è fermato a Eboli” è disponibile alla visione pubblica sul sito
di RAI cinema channel: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6c96e2b3-0c3f-4093-a392-d0fd344baca8-cinema.html
La nostra passione per la letteratura, in particolare
laddove entra e descrive le radici culturali legate ai caratteri geologici del
nostro territorio, dal quale questa stessa cultura profondamente deriva, fa sì
che non possiamo esimerci dal consigliare una gita nel paese di Aliano, questa
sì profonda e intensa perché entra nel cuore del territorio lucano e del nostro
Paese.
La tomba dello scrittore, che ha scelto di farsi seppellire nel piccolo cimitero di Aliano, luogo del suo confino. |
Per saperne di più:
Cristo si e fermato a Eboli, di Carlo Levi. SuperET, Einaudi, 242 pp.
Cristo si e fermato a Eboli, di Francesco Rosi – 1979 – 145’. Con Gian Maria Volonté, Paolo Bonacelli, Lea Massari, Irene Papas.
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