martedì 18 marzo 2014

“The Monuments men and women” alla Cornicolana (ovvero della collezione ritrovata di Don Carlo Rusconi)

di Alessio Argentieri


Per raccontarvi una delle nostre storie, ancora una volta prendiamo in prestito il titolo di un’opera cinematografica.
“The Monuments men” è un film di recente uscita, diretto e interpretato da George Clooney con un cast stellare. Tratto dall’omonimo libro di Robert M. Edsel del 2009, narra le vicende realmente accadute di un improbabile plotone dell’Esercito Alleato, composto da storici dell’arte, architetti, direttori e curatori di musei che, su mandato di Franklin D. Roosevelt, operò in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, con l’aiuto di coraggiosi collaboratori e collaboratrici, per impedire la distruzione e recuperare le opere d’arte trafugate dai nazisti nei Paesi occupati.

L’“opera d’arte” protagonista di questa vicenda è la collezione di reperti paleontologici, geologici ed archeologici dell’Abate Carlo Rusconi (1813-1868), nato a Montecelio (Roma), sui Monti Cornicolani, primi rilievi del preappennino laziale che bordano la Campagna Romana. Questo sacerdote si dedicò con passione allo studio del suo territorio d’origine, analizzandone da autodidatta gli aspetti naturalistici, geopaleontologici ed archeologici; suo mentore e referente accademico fu Giuseppe Ponzi, professore di geologia all’Università di Roma e Senatore del Regno.

Scomparso Rusconi, l’area cornicolana, che aveva richiamato su di sé le attenzioni degli studiosi dell’epoca (Ponzi e collaboratori si recarono in campagna con Don Carlo per condividere le sue osservazioni), perse di attrattiva. A tal proposito nel 1954 Carmelo Maxia, nel suo ancor oggi validissimo studio sui Cornicolani, osservava “Tuttavia questa regione, quantunque vicina alla Capitale, dopo la morte del monticellese Don Carlo Rusconi è rimasta quasi trascurata dai geologi, come risulta dalla scarsa letteratura”. L’asserzione è stata recentemente citata dal gruppo coordinato da Michele Di Filippo (“Sapienza”- Università di Roma), in apertura di un loro lavoro, a sottolineare come, dopo Maxia, per molto tempo vi fu ancora scarsa attenzione per queste isolette del mare pliocenico…

I Monti Cornicolani e Montecelio visti da Ovest,
con la dorsale Lucretile sullo sfondo.

Sabato 18 Gennaio 2014 si è tenuto a Montecelio presso il Convento di San Michele, oggi sede del Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” (un piccolo gioiello poco conosciuto), il convegno dal titolo “RUSCONI LEGIT. LA COLLEZIONE RITROVATA” dedicato alla figura dell’Abate Carlo Rusconi in occasione del recente bicentenario della nascita.



GEOITALIANI c’era, in rappresentanza della Società Geologica Italiana. E partecipando al convegno abbiamo potuto constatare come i temi della tradizione della cultura geologica e dei suoi protagonisti e comprimari non siano limitati alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, ma possano essere elemento di orgoglio per tutta una comunità locale. All’evento hanno partecipato rappresentanti degli ambienti tecnico- scientifico e culturale delle zone cornicolane e tiburtine e delle istituzioni locali, ma soprattutto numerosi monticellesi orgogliosi del loro illustre concittadino.


I relatori del convegno ci hanno narrato che durante l’occupazione tedesca anche questo bene culturale fu oggetto delle attenzioni dei nazisti, che ne trafugarono verosimilmente i pezzi più pregiati di natura archeologica. Quel che resta della collezione, come tutte le cose celate, ha aspettato per decenni di essere ritrovata, proprio lì dove era stata riposta: nel sottotetto della Casa Rusconi, a Montecelio. Il merito del rinvenimento va ad alcuni componenti del comitato organizzatore, come andiamo a raccontare…

Giovanni Rotella e Marco Pantaloni (Sezione Storia delle Geoscienze- SGI)
sullo sfondo della Casa Rusconi a Montecelio

La storia è andata così: Luca De Santis da Montelibretti, laureando in Scienze Geologiche della Sapienza, lavorando alla sua tesi sulle ammoniti giurassiche aveva sentito parlare dei fossili della collezione Rusconi. Giunto a Montecelio, ha cominciato a chiedere in giro notizie sui reperti, guidato un po' dall'intuito, un po' dalla provvidenza, Luca quella sera arrivò all'Antiquarium - l'ex struttura museale sulla piazza del paese - trovandovi Maria Sperandio e Maria Teresa Petrara, socie fondatrici assieme a Zaccaria Mari della Sezione Cornicolana del Gruppo Archeologico Latino (associazione volontaristica attiva a Guidonia Montecelio fin dal 1972 nel campo della ricognizione topografica del territorio, della tutela ambientale e della didattica dei beni culturali). E’ riaffiorata così la notizia dell’esistenza, nel sottotetto di casa Rusconi, di cassette di "sassi" impolverati e abbandonati da tempo. Questi “Monuments men and women” alla Cornicolana hanno così ritrovato e avviato il recupero della preziosa collezione Rusconi, composta da oltre 6000 pezzi, prevalentemente di carattere paleontologico, superstiti delle razzie naziste (lo studio delle vite passate non rientrava fortunatamente tra le priorità del Terzo Reich).


Compresa l’importanza per la comunità locale di questo tesoro, le signore Elena e Letizia Bollea, discendenti dirette di Gaudenzio Rusconi, fratello di Don Carlo, e sue eredi, hanno disposto, esaudendo la volontà della loro madre, la donazione della collezione al Comune di Guidonia Montecelio.

Il gruppo, definito con sottile ironia “Arsenico e vecchi merletti”,
all’opera sui reperti: da sinistra Luca De Santis, Maria Sperandio e Maria Teresa Petrara.

Per avviarci alla conclusione del racconto, ecco una testimonianza dal libro di Maria Sperandio su Montecelio (2007), nel capitolo su Rusconi scritto quando ancora si ignorava la sopravvivenza della collezione:

"Che cosa rimane oggi a Montecelio di don Carlo, oltre il sepolcro? Nulla, se non la casa in cui abitò. Ancora oggi l’edificio, posto ad angolo fra la piazza e la scalinata, appartiene in parte ai Rusconi; qui, in una stanzetta affacciata sui tetti, egli teneva la sua collezione di fossili e minerali, la cui perdita ha suscitato rimpianti fra gli studiosi fin quasi ai nostri giorni. E non si può dire che i compaesani non avessero previsto la fine che avrebbero fatto i preziosi reperti! Si racconta infatti che più d'uno, osservando perplesso quegli strani oggetti che sembravano solo comuni pietre, esclamasse: “Eh Don Ca’, me sa che tutti 'ssi sassi che si’ recoti jo ppell'ortacci, préstu o tardi oco hau da rei’ …” (traduzione: "Don Carlo, penso proprio che tutti questi sassi che hai raccolto giù negli orti, presto o tardì dovranno ritornare laggiù”). L'aneddoto ci è giunto attraverso mons. Lorenzo Ciccotti, a cui fu trasmesso da don Francesco Rusconi (don Checco), parente di don Carlo.
Le profezie degli dèi, si sa, sono sempre ambigue. Ma ci piace pensare oggi che attraverso le parole di questi inconsapevoli Tiresia cornicolani i numi tutelari locali volessero preconizzare il destino della collezione, cioè di ritornare lì (“oco”), nel luogo di origine, ma in una nuova forma e collocazione.
 
Ora, dopo il ritrovamento è necessario il sostegno scientifico, logistico e finanziario per rendere la collezione fruibile al pubblico. Questo è l’auspicio di Geoitaliani, per la costruzione di un nuovo luogo simbolico della memoria delle geoscienze nazionali.

Per saperne di più:

  • Maria Sperandio, a cura di, (2007). Montecelio. Mille anni di storia. Immagini e spigolature di archivio- Parte prima “Il popolo”. Sezione Cornicolana del Gruppo Archeologico Latino "Latium Vetus", Tipolitografia SPEDIM, Montecompatri (Roma), 247 pp.
  • Robert M. Edsel (2009) The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves and the Greatest Treasure Hunt in the History (edizione italiana pubblicata da Sperling & Kupfer)
  • Marco Giardini, a cura di, (2012) Sant’Angelo Romano (Monti Cornicolani, Roma). Un territorio ricco di storia e natura . RegioneLazio- Comune di Sant’Angelo R., 368 pp.
  • Marco Giardini (2013) 1813, Carlo Rusconi, bicentenario della nascita. GEOITALIANI, 1 aprile 2013 (http://www.geoitaliani.it/2013/04/1813-carlo-rusconi-bicentenario-della.html)

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