martedì 8 ottobre 2013

1925: l’eruzione di Fiumicino

di Marco Pantaloni e
Alessio Argentieri

Il fenomeno geologico che si sta verificando in queste ultime settimane nell'area del Comune di Fiumicino, che la stampa pone in luce come “straordinario”, è ben lungi dall'essere un fenomeno insolito. Emissioni gassose miste a fluidi argillosi e sabbiosi si sono verificate spesso, anche in un recente passato, nell'area di Fiumicino.
L'ing. Vittorio Novarese, uno dei più illustri geologi dell’allora Regio Ufficio geologico, nel 1925 indagò su un fenomeno avvenuto nel maggio di quell'anno a Fiumicino in una località posta a non più di 400 m dalla rotatoria di via Coccia di Morto, sede della attuale emissione cominciata sul finire di agosto 2013.

Quella che segue è una sintesi di quel lavoro, pubblicato l’anno successivo.
Nel 1925, durante una perforazione per la costruzione di un palo di fondazione necessario alla edificazione del camino per la vetreria della Società Anonima per l’industria del vetro, la più importante industria dell’epoca a Fiumicino, avvenne una violenta eruzione di gas che portò in superficie fanghiglia argillosa, sabbia e ghiaia minuta. Il sondaggio aveva raggiunto la profondità di circa 40 m, e la mattina del 11 maggio, alle ore 8.00, si verificò l’imprevisto. La tubazione di rivestimento del pozzo si era fermata a quota 24 m, quindi il materiale emesso proveniva dalla parte finale del sondaggio, anche se il grande volume emesso, stimato in circa 150 mc, fa pensare ad una provenienza anche dalle porzioni superiori del foro, a causa di un probabile franamento. La violenta fuoriuscita di gas durò 24 ore e riempì la tubazione del foro di fango; 5 giorni dopo si verificarono, nelle aree circostanti, numerose fuoriuscite di gas che gorgogliavano nelle acque stagnanti nei molti scavi aperti per la costruzione degli edifici della stessa vetreria.


L’impianto della Società Anonima per l’industria del vetro in una foto d’epoca.
Si nota la ciminiera e la parte orientale dell’impianto, oggi non più visibili
perché distrutti durante la seconda guerra mondiale.
Allora, non essendo disponibili capisaldi di livellamento, non venne verificato un eventuale cedimento del terreno circostante il pozzo; cedimento che non venne notato nemmeno all'osservazione.
La ditta esecutrice dei lavori fornì la seguente stratigrafia: i primi 10 metri consistevano di un banco di sabbia, cui facevano seguito argille grigie fino a quota di -39,50 m dal piano campagna. Fu a quella quota che si verificò l’eruzione. Intercalato tra le sabbie e le argille venne rinvenute, però, un livello torboso, che la ditta di perforazione attribuiva ad un “accumulazione di alghe (?)” [sic].
Il materiale eruttato consisteva principalmente di argilla, ma conteneva sabbia grossolana e ghiaia minuta, segno di una provenienza da strati più profondi; Novarese ritiene che il gas fosse contenuto, in pressione, proprio nel livello ghiaioso. La causa dell’eruzione fu attribuita dall'Autore proprio alla sovrappressione del gas controllata dal diaframma argilloso. Novarese riteneva che lo spessore delle ghiaie doveva essere notevole, perché l’eruzione gassosa durò, ancora, per oltre un anno dal quel mese di maggio 1925, anche se non più concentrata nel foro di sondaggio (che venne chiuso dopo qualche giorno) ma nelle emissioni “spontanee” nell'area circostante.
Novarese riporta che “La spettacolosa eruzione del primo giorno richiamò l’attenzione pubblica e i quotidiani politici della capitale colorirono il fatto parlando di getti di lava e di pietrisco quasi si fosse aperto un vulcano. In qualcuno degli articoli comparsi sull'argomento, scritto con pretese scientifiche, si parlò anche del gas sgorgato dal foro, che si qualificò per metano, nome sul quale parecchi giornali si ostinarono, ricamando di fantastiche utilizzazioni eventuali, anche dopo che fu dimostrato e pubblicato essere il gas sgorgato del tutto incombustibile”.
Il Servizio Geologico d’Italia venne avvertito immediatamente del fenomeno geologico dalla Direzione dello Stabilimento; furono quindi incaricati Novarese per le osservazioni di natura geologica e C. Perrier per le analisi geochimiche sul gas.
Stralcio del foglio 149 Cerveteri
della Carta geologica d’Italia in scala 1.100.000
relativo all'area di Fiumicino.
Fonte Servizio geologico d’Italia - ISPRA

Il lavoro di Novarese riporta poi un elenco di fenomeni simili che si erano verificati in precedenza nell'area dell’alveo e del delta tiberino:
nel 1890 si verificò un’eruzione durante l’esecuzione di un sondaggio nell'area dello stabilimento idrovoro di Ostia; raggiunti 128 m di profondità dal piano campagna, si verificò una fuoriuscita violenta di gas, argilla e sabbia. Analoga eruzione si verificò a profondità di 194 m.
nel 1893, durante l’esecuzione dei lavori per il Palazzo di Giustizia a Roma, si verificò una fuoriuscita di anidride carbonica durante un saggio di scavo a profondità 6,50 m.
nel 1923, nella Tenuta della Marcigliana, a nord della città, in un pozzo nelle sabbie alluvionali fuoriuscì anidride carbonica che fece sospendere lo scavo. Curioso è il modo con il quale venne identificato il tipo di gas: “Poiché alla bocca del pozzo non si avvertivano odori era facile supporre che si trattasse di emanazioni di anidride carbonica. Ed infatti calata lentissimamente insieme allo scandaglio una candela accesa, dopo 8 m la luce si affievolì e poi si spense alla profondità di 9 m. Ripetuto l’esperimento più volte, restò assodato che l’emanazione era accumulata al fondo del pozzo per m 2,20”.


Per saperne di più:


3 commenti:

  1. dove posso trovare l'articolo del Prof. Novarese ?
    grazie in anticipo

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    1. Se mi manda un suo indirizzo e-mail all'indirizzo della Sezione Le invio, nei prossimi giorni, la scansione dell'articolo completo (storiageoscienze@socgeol.it)

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    2. ok grazie ho inviato l'email

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