mercoledì 29 maggio 2013

Sugli albori della Società Geologica Italiana: Quintino Sella, censor castigatorque minorum

TESTIMONIANZE

A cura della Sezione di Storia delle Geoscienze

Sperando di non urtare la sensibilità del nostro amato Quintino, vogliamo qui riproporre la trascrizione del testo di una lettera riservata che Sella volle indirizzare il 21 Giugno del 1882 a Dante Pantanelli, allora Segretario della Società Geologica, in occasione della pubblicazione del primo fascicolo del Bollettino.
Si tratta di una puntualizzazione rispetto a quanto ivi pubblicato sugli albori della nostra Società, ed in particolare sulla paternità dell’idea di fondarla. Notizia tenuta sotto riserbo, anche dopo la morte di Quintino che esplicitamente ne aveva escluso la divulgazione, per circa 50 anni.
Finalmente nel 1933, vent’anni dopo la scomparsa dello stesso Pantanelli, la lettera fu pubblicata postuma nel primo volume delle Memorie della Società Geologica Italiana: azione forse svolta in ossequio a quel principio di verità che Sella riteneva fondamento del progresso scientifico...




Quintino Sella
Giovanni Capellini


sabato 25 maggio 2013

Valerio Magrelli, “Geologia di un padre”


RECENSIONI
di Alessio Argentieri


Un inaspettato omaggio alla geologia come “scienza della memoria” giunge dal mondo letterario.
Valerio Magrelli, traduttore e saggista, ordinario di Letteratura francese all’Università di Cassino, ricostruisce la figura del padre scomparso Giacinto, ingegnere nato a Pofi in Ciociaria, attraverso 83 capitoli- tanti quanti gli anni da lui vissuti- in una sorta di “stratigrafia” di pensieri intimi, ricordi, impressioni, consapevolmente intitolata “Geologia di un padre”.
Nel suo percorso di reminiscenza e di identificazione con le generazioni precedenti, l’autore segue, in ordine apparentemente casuale, la linea del tempo della propria esistenza sovrapposta a quella del genitore. E risale il passato lungo un ideale albero genealogico fino alla popolazione italica degli Ernici, concludendo la “filogenesi paleoantropologica” nel Paleolitico inferiore. E’ in quell’epoca remota che avviene l’incontro con il capostipite Argil, nome attribuito all’ominide adulto ritrovato nel 1994 a Campogrande, tra Pofi e Ceprano: il “Pofantropo”, il “nonno d’Europa”, fossile umano più antico rinvenuto in Italia e tra i più antichi del continente europeo (in realtà recenti studi magnetostratigrafici lo hanno “ringiovanito”, datando a circa 450.000 anni fa il livello di sedimenti lacustri che lo contenevano).
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mercoledì 22 maggio 2013

Dall'evento della Calabria del 1783 al terremoto dell'Emilia del 2012. Breve storia della microzonazione sismica in Italia


di Giuseppe Naso (Dipartimento della Protezione Civile)
con la collaborazione di D. Albarello, P. Galli, M. Mucciarelli e F. Pergalani

Spettatori che trovavansi sopra i luoghi eminenti , vedevano i picchi, ed i piani de' monti , non altrimenti che le valli, e le pianure delle loro pendici muoversi come lo Scioglimento de' ghiacci ne' paesi freddi”, e “le acque rigurgitando nel Canale di Messìna , vi toglievan via i meschini abitanti dalle spiagge, e vi gettavano a secco i pesci” (Torcia, 1783).
Questa è una delle descrizioni più note degli effetti sul territorio del terremoto del 1783 in Calabria, una “microzonazione descrittiva” che però rende molto bene la gravità del problema.
Fenomeno di liquefazione
(con formazione di un piccolo lago)
durante il terremoto del 1783,
nella piana di Polistena (P. Schiantarelli,1784)






Ma è la relazione di Baratta a seguito del grande terremoto della Calabria del 1908 che segna il primo (e forse anche l’unico fino al 1970) studio di microzonazione sismica in Italia. Elemento chiave dell’approccio è la ricostruzione dettagliata dei danni agli edifici in rapporto ad alcune caratteristiche morfologiche e geologiche del terreno. Scopo di quella microzonazione è di fatto la comprensione del fenomeno, da cui emergeranno indicazioni generali per la pianificazione della ricostruzione che verranno integrate nelle norme tecniche per la ricostruzione diramate successivamente (18 Aprile 1909).
In uno dei documenti tecnici di supporto alle norme si legge:
E' vietato costruire edifici su terreni paludosi, franosi, o atti a scoscendere, e sul confine fra terreni di natura od andamento diverso, o sopra un suolo a forte pendio, salvo quando si tratti di roccia compatta; nel quale ultimo caso é indispensabile preparare all'edificio uno o anche più piani orizzontali d'appoggio, eseguendo gli scavi necessari”.
Curiosamente, nella commissione tecnica cui è affidata la ricostruzione manca un geologo.


sabato 18 maggio 2013

1940, il Drizzagno di Spinaceto

di Marco Pantaloni
Il Drizzagno di Spinaceto
e il meandro del Tevere abbandonato
(immagine tratta da Google Maps)



Nei primi anni ’30 del secolo scorso, congiuntamente al progetto di realizzazione dell’Esposizione Universale che si sarebbe tenuta a Roma nel 1942 (E42), si ipotizzò la realizzazione di un grande idroscalo (Idroscalo del Littorio) collocato nei campi dell’area della Magliana, affacciati sul Fiume Tevere. L’area era stata già individuata dall’Ufficio speciale per il Tevere e l’Agro romano per un intervento di rettifica attraverso un canale artificiale (o drizzagno) dell’ansa di Spinaceto del fiume. Motivo della rettifica era quello di accelerare il deflusso delle acque e ridurre gli effetti devastanti delle piene che, periodicamente, si abbattevano sulla città di Roma.

martedì 14 maggio 2013

1967, Escursione geologica in Val di Vizze, Vipiteno, Alto Adige


TESTIMONIANZE
di Giorgio Vittorio Dal Piaz

Paolo Baggio (CNR), al centro con carta, illustra la geologia locale.
Da sinistra a destra: Vittorio Fenti (CNR), Bruno Rampazzo, Prof. Angelo Bianchi, Dr. Rosalino Sacchi (Unito), Dr. Luciano Brigo (Unife), Prof. Gb. Dal Piaz, Prof. Ch. Exner (Vienna), Dr. Gianpaolo De Vecchi (Unipd), Dr. Fontanive.
La persona nascosta dietro Paolo Baggio è il Dr. Corrado Friz (CNR).






sabato 11 maggio 2013

La stanza dei libri antichi

I LUOGHI
di Fabiana Console


A Roma, presso l’ISPRA, esiste un locale che racchiude il cuore storico della Biblioteca: è la cosiddetta “stanza dei libri antichi”, preziosa eredità della preesistente Biblioteca del Servizio Geologico d’Italia.
La Biblioteca del Servizio Geologico, fondata nel 1872, ha sempre riservato un particolare interesse all'acquisizione - retrospettiva e corrente – di opere monografiche e cartografiche di carattere geologico, paleontologico e naturalistico, in particolare relative al territorio nazionale.
Questa lunga politica di acquisizioni, coerentemente perseguita per volontà di insigni geologi e studiosi, è stata alimentata da scambi, lasciti e donazioni, dando origine alla sedimentazione di un patrimonio bibliografico e documentario di notevole pregio bibliologico e di intrinseco valore storiografico e scientifico.
Il fondo antico annovera oltre 700 opere monografiche ed atlanti, datati tra il 1720 ed il 1860, tutti in buono stato di conservazione. Non è il mero dato numerico ad essere rilevante ma il fatto che questi volumi rappresentino la sintesi e la testimonianza di come, in poco più di un secolo, si sia passati da una generica e generale “storia naturale” alla “geologia” e “paleontologia” come vere e proprie “scienze della Terra”.
Solo come esempio riportiamo due pregiatissimi volumi scritti da due naturalisti toscani dell’Italia del XVIII secolo: Antonio Vallisneri e Ambrogio Soldani.

mercoledì 8 maggio 2013

1940, Arsia – Raša, la più grande tragedia mineraria in Italia

I LUOGHI
di Marco Pantaloni

Pochi sanno che la maggiore tragedia mineraria mai avvenuta in Italia si sia verificata ad Arsia-Raša, in Istria, alle 4.30 del 28 febbraio 1940, all’interno di quello che allora era territorio italiano, oggi territorio croato.
I minatori morti sotto le macerie o, più tardi, all’ospedale di Pola, furono 185. La stampa di allora, condizionata dal regime fascista, non diffuse la notizia: il Piccolo di Trieste dedicò all’avvenimento solo 30 righe in seconda pagina dando notizia di 60 morti e un centinaio di feriti lievi. I giorni successivi lo stesso giornale risaltò la tempestività dei soccorsi guidati dal Prefetto e dal Federale e riporta l’abnegazione dei minatori. Il 1 marzo annunciò la ripresa dei lavori con gli operai che “Da buoni combattenti essi proseguono la dura battaglia al servizio della Patria e nessuno ha disertato il suo posto.”
Il bacino carbonifero dell’Arsia veniva sfruttato già dal tempo dei Dogi, quando il materiale estratto veniva utilizzato per il calafataggio delle navi. Gli impianti di estrazione non ebbero sosta né sotto l’Impero Austriaco e nemmeno sotto quello Napoleonico.

domenica 5 maggio 2013

Mens sana in corpore sano: 1967, Calcio e geologia

di Giorgio Vittorio Dal Piaz

Partita di calcio "Toscana - Resto del Mondo" (finita con il punteggio di 2-1) effettuata durante una pausa dell'escursione nel Massiccio dell'Argentera del 64° Congresso della Società Geologica Italiana (Torino-Cuneo-Massiccio dell'Argentera, 10-16 settembre 1967) (foto di Pino Cippitelli).




In alto, da sinistra: Giorgio Zanzucchi, Edoardo Semenza, Ernesto Abbate, Giuseppe Schiavinato, Roberto Colacicchi, Mario Boccaletti (?), (sconosciuto), Arrigo Gregnanin, Giancarlo Bortolami, Giancarlo Crema, Giorgio Dal Piaz, Leo Boriani.
In basso, da sinistra: (sconosciuto), Sergio Venzo, Paolo Pialli, (sconosciuto), (sconosciuto), Carlo Merlo, (sconosciuto dietro al cartello), Tullio Pescatore.

mercoledì 1 maggio 2013

1889, la Pietra Papale di Gignese (Verbania)


La Pietra Papale, prima della sua completa demolizione
di Marco Pantaloni

A Gignese (Verbania) esisteva un magnifico esempio di masso erratico, oggetto di ammirazione e studio: la Pietra Papale era un monumento geologico magnifico per le sue dimensioni e la qualità del granito, del tipo rosa di Baveno.

Nonostante gli auspici invocati da scienziati italiani e stranieri, gran parte dei massi erratici, compresa la Pietra Papale, sono stati usati per estrarne materiale da costruzione e trasformati in case e ville.
Qui un estratto da un lavoro pubblicato da Philip Lutley Sclater (entomologo britannico, 1829-1913) sulla rivista Nature nel 1889.