giovedì 16 febbraio 2023

Geologi in Africa Orientale Italiana (1a parte)

di Elio Fadda

Bruno H. Gejer: di nazionalità tedesca, nato nel 1902, Gejer era laureato in geologia e sposato con due figli. Portò la famiglia con sé in Etiopia ad Ondonok, sede della Società Mineraria Italo-Tedesca (S.M.I.T.) della quale fu il Direttore, giungendo dal Sudan via Khartum.

Bruno H. Gejer

Bruno H. Gejer con la famiglia e con, al centro, Ardito Desio

Aveva con sé personale tedesco ed italiano; questi ultimi giunsero da Jubdo (come il Geometra Fornasier, goriziano, un tale Bicchieri, tuttofare che era stato in Kenya e parlava inglese, ed alcuni geometri e amministrativi). Fra i tecnici fu con lui l’Ing. Paolo Tradardi, ed il geometra sardo Giuseppe Puliga.

L'ing. Paolo Tradardi (a sinistra) durante una battuta di caccia


La sua conduzione della miniera di Ondonok venne criticata dall’Ing. Luigi Usoni
, il quale in una relazione tecnica ispettiva ne contestò le scelte tecniche ed amministrative.

L'ing. Luigi Usoni

La relazione fu inviata al Ministero e creò grande imbarazzo nei vertici S.M.I.T.

La stessa organizzazione, ebbe invece l’apprezzamento del Prof. Desio, almeno per ciò che riguarda il villaggio di Campo Coraggio. Bruno Gejer fu autore di diverse pubblicazioni e già all’epoca, era autore di lavori scientifici, tra i quali: Gold und Platinworkommen in der Abessinischen Provinz Wollega - Berlino 18 ottobre 1935, citato nella tesi di laurea di Alfredo Pollini.

Con la famiglia, riuscì a lasciare le aree minerarie poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia ad a rientrare in patria.

Nel periodo successivo alla II guerra Mondiale, Bruno Gejer andò a lavorare in Namibia nelle miniere di Tsumeb (Otavi Highlands), come Capo del servizio Geologico e Mineralogico, dove gli venne attribuita la scoperta della “Brunogejerite” (Fe2GeO4), un germanato di ferro estremamente raro conosciuto solo a Tsumeb. Bruno H. Gejer morì nel 1987.

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La società S.A.P.I.E., dopo la riorganizzazione successiva alla conclusione della guerra d'occupazione Italiana dell'Abissinia, assunse tutto il personale che riusciva a trovare e poiché non era cosa facile, data la scarsità di tecnici con esperienza ma anche grazie alla presenza come Direttore Generale del francese Ing. André Claude, fu possibile assumere dei tecnici di nazionalità francese e tedesca da lui conosciuti.

 J. Henrique Jacquet: era francese nato nel 1897. Aveva il titolo di Ingenieur-Geologue ed era stato un Tenente di Artiglieria. Venne assunto alla S.A.P.I.E. fra i primi, assieme agli altri francesi voluti dall’Ing. Claude, nel 1937.

Si tratta di tre geologi stranieri con esperienza nella ricerca mineraria in Africa e del noto geologo italiano Prof. Pietro Lodovico Prever. 

Il Perito Minerario Osvaldo Strappa lo descrive come uomo di media statura, scuro di pelle e di capelli, sulla quarantina, e riferisce che: portava gli occhiali neri ed aveva una strana aria da iettatore. Sia Jacquet che gli altri francesi avevano avuto esperienze di varie prospezioni nell’Africa Francese e conoscevano il mestiere. Jacquet fu messo a capo della colonna n° 2 ed il suo vice fu in una prima fase il Perito Min. Remo Fusina, poi Pasquale Zugno.

Il Perito minerario Osvaldo Strappa

Il Perito minerario Remo Fusina

Il Perito minerario Pasquale Zugno

Jacquet era l’assistente del Direttore Generale Andrè Claude ed in pratica, il n° 2 della S.A.P.I.E.

Fu a capo del Settore B (zona di Kata-Neggio). La scoperta da lui fatta circa la presenza di importanti mineralizzazioni aurifere sul fiume Alaltù a Neggio, si rivelò con le analisi chimiche successive un fallimento; i tenori risultarono in media dieci volte più bassi.

Anche l’Ing. Claude non ci fece una bella figura perché la “scoperta” era stata addirittura pubblicata!

L'ing. Andrè Claude

Ci parla di lui, come abbiamo visto precedentemente, il Capo colonna Aristide Tabasso (agente del S.I.M.). Egli riferisce di essere entrato “in grande amicizia” con Jacquet (entrambi volevano avere informazioni), il quale si interessava più di armi e della disposizione ed entità delle forze militari italiane, che dell’attività mineraria. Secondo le indagini di Tabasso, i due francesi Jacquet e Claude erano entrambi agenti del “Deuxième Bureau”.

Tabasso nei suoi appunti riferisce che Jacquet, accreditando l’amicizia col Viceré, si recava spesso ad Addis Abeba, dove invece andava a fare i suoi rapporti alla legazione Francese, ma a sua insaputa, aveva alle costole sia i Carabinieri che il S.I.M.

Mario Candussi capo della Colonna n° 1 parla di Jacquet, dicendo: “è il più intelligente degli stranieri ed è il più pericoloso”.

L'Ing. Mario Candussi

Anche con Alfredo Pollini vi furono dei problemi perché gli rifiutò di esporre la bandiera tricolore, in dotazione alla colonna, definendola: “quel fazzoletto da naso”. Pollini si lamentò col Cav. Rodolfo Mica (Capo del personale della S.A.P.I.E.) dell’incidente e gli riferì le parole di Jacquet!

Il Dott. Alfredo Pollini

Il Brigadiere dei RR.CC. di Jubdo, venuto a conoscenza del fatto, voleva una denuncia da parte del Pollini per poter arrestare Jacquet ma, il Cav. Mica dissuase Pollini e mise le cose a tacere.

Tabasso riferisce che mentre la rete stava per calare sulla organizzazione, con un inspiegabile provvedimento, l’Ing. Jacquet venne espulso dall’Impero; di lui non si hanno più notizie.

Bibliografia:

Aurelio Fadda (2022) - La ricerca mineraria italiana nel Sud Ovest etiopico. Coop. Tipografica N. Canelles, Iglesias, 371 pp.

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