di Marco
Pantaloni
La “Settimana
del Pianeta Terra, l'Italia alla scoperta delle Geoscienze" è un festival
scientifico che coinvolge tutta l'Italia e che, dal 2012, rappresenta il
principale appuntamento per la diffusione della cultura geologica in Italia.
Geologi e
naturalisti, membri della Sezione di storia delle geoscienze, hanno organizzato
il giorno 20 ottobre 2018 un escursione sul tema “Il Drizzagno e l’ansa morta
di Spinaceto lungo il Tevere: caratteri geologici ed ecosistemi fluviali a
confronto”, del quale la nostra sezione aveva già parlato (link).
L’obiettivo
dell’escursione è stato quello di porre all’attenzione dei cittadini i
caratteri peculiari del territorio, focalizzando gli aspetti geologico-ambientali,
sfruttando le conseguenze dettate dalla realizzazione di un opera, avvenuta nel
1940, che ha causato l’abbandono, da parte del Fiume Tevere, di un ampio tratto
del suo percorso, il meandro di Spinaceto.
Percorrendo
brevi e agevoli sentieri, spesso posti a poca distanza dalle nostre abitazioni,
è possibile osservare, nei residui lembi di ambienti naturali ancora preservati
dall’urbanizzazione, le caratteristiche geologiche del territorio, l’evoluzione
dello stesso in seguito agli interventi dell’uomo e come, nell’arco di pochi
anni, la natura tende a riappropriarsi delle superfici non antropizzate.
Il caso del meandro di Spinaceto, abbandonato a
seguito dell’intervento di rettifica dell’alveo del Tevere per finalità
idrauliche effettuato, è un esempio tipico di questa evoluzione ambientale.
Durante l’escursione sono stati descritti i caratteri
geologici e geomorfologici del territorio e i cambiamenti sia all’ambiente che
all’ecosistema indotti dalle attività umane.
Dal punto di osservazione privilegiato costituito dal
Ponte monumentale di Mezzocammino, sul GRA, è stato possibile osservare l’opera
del taglio del meandro di Spinaceto del Tevere, il cosiddetto Drizzagno.
L’opera ha completato l’importante progetto di sistemazione idraulica avviato
alla fine del ‘800 con la costruzione dei “Muraglioni” all’interno del centro
urbano, eliminando la grande ansa che, da quel momento, è stata abbandonata
dalle acque fluviali. Grazie al materiale documentale conservato negli archivi,
è stato possibile ricostruire l’immenso lavoro per la realizzazione dell’opera,
della quale molte tracce sono ancora oggi visibili, grazie anche all’ausilio di
cinegiornali dell’epoca.