lunedì 3 febbraio 2014

Il Caso Ippolito, cinquant’anni dopo

50 anni fa, il 3 Marzo del 1964, il professor Felice Ippolito, ingegnere e geologo, docente universitario e Segretario del Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, venne arrestato su disposizione della Procura Generale di Roma.
Le indagini si svilupparono a valle di una campagna giornalistica condotta principalmente sulle pagine del Corriere della Sera e de L’Unità. I capi d’imputazione nei confronti di Ippolito furono peculato aggravato continuato, falso in atto pubblico e abuso di poteri d’ufficio. Il processo di primo grado si concluse con la condanna ad 11 anni e quattro mesi di reclusione, sette milioni di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La pena, poi ridotta in appello, fu scontata da Ippolito per oltre due anni nel carcere romano di Rebibbia, da cui uscì nel marzo 1968 a seguito di un atto di clemenza del Presidente della Repubblica Saragat il quale - come leggeremo nell'autorevole testimonianza che segue - ebbe un ruolo di primo piano nella vicenda.
Su questo controverso evento della storia d’Italia, Geoitaliani si onora di pubblicare la preziosa testimonianza di chi fu amico e collega di Ippolito: il professor Carlo Bernardini, emerito di Metodi matematici per la fisica all'Università “Sapienza” di Roma, direttore della rivista scientifica “Sapere” e già Senatore della Repubblica nella VII Legislatura. Il ricordo personale di Bernardini, che con Edoardo Amaldi partecipò da vicino alle vicende umane e professionali di Ippolito, ci dà occasione per riflettere su una storia che, dopo mezzo secolo, è poco conosciuta o addirittura ignorata dalla società civile.
La prima pagina del Corriere della Sera
con la notizia dell’arresto


Felice Ippolito (Napoli, 1915- Roma 1997)

Ricordo di Felice Ippolito
di Carlo Bernardini
“Felice Ippolito era un geologo napoletano. Proveniente da una famiglia in cui il padre Gerolamo faceva parte dell’accademia, aveva avuto una formazione molto aggiornata sulle idee di Alfred Rittman; era stato preso nel CNR sotto l’ala protettiva di Francesco Giordani che ne aveva gran stima: Quando spuntò l’importanza dell’Uranio come combustibile e l’Europa si affrettò a fare nascere Euratom dalla CECA (Com. Eur. del Carbone e Acciaio), Ippolito, in ottimi rapporti con Edoardo Amaldi, si affrettò a chiedersi come reperire il minerale in Italia e avviò ricerche nel cuneese. Ma poiché Amaldi e i suoi, da bravi decisionisti, avevano spinto perché l’Italia avesse all'epoca un ruolo protagonista, aveva convinto Francesco Giordani a distaccare dal CNR un Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari, che riunisse la ricerca su scienza e tecnologia nucleare. Del CNRN Ippolito divenne ben presto Segretario generale: ad esso si dedicò interamente. Erano le strade all'epoca praticate da Enrico Mattei, Adriano Olivetti e i rari scienziati/politici con le idee chiare.
Ma il mondo era in mano ai petrolieri (le Sette Sorelle) che vedevano in pericolo il loro dominio; Mattei pagò per primo con la vita, Olivetti fu annientato dalle banche, Ippolito fu mandato sotto processo da quattro democristiani corrotti che, fiancheggiati da Saragat, temevano che Ippolito capeggiasse una fazione di tecnici che pretendeva di nazionalizzare la produzione elettrica. Sicché Ippolito, ormai indiscusso leader del CNEN, Com. Naz. Energia Nucleare, svincolato dal CNR, fu messo sotto processo per pretesi “abusi”: peculato internazionale, un reato che Arturo Carlo Jemolo dichiarò inesistente nella fattispecie. Ippolito fu condannato e incarcerato. Poi amnistiato dallo stesso Saragat divenuto intanto Capo dello Stato, fu infine reintegrato come professore Universitario, prima a Napoli poi a Roma. Una vicenda dai precedenti squallidi.Ippolito è stato, nel CNEN, un motore della ricerca scientifica italiana.”

Per saperne di più:
Carlo Bernardini (1999) La fisica nella cultura italiana del Novecento, Editori Laterza.
Lucio Russo, Emanuela Santoni (2010) Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia, Feltrinelli editore.
Marco Pivato (2011) Il miracolo scippato. Quattro occasioni sprecate della scienza italiana negli anni sessanta, Donzelli editore.

2 commenti:

  1. Come spesso accade a chi vuole cambiare il Paese Italia,finisce nelle maglie di una politica corrotta fino alle più alte sfere e si ritrova ingiustamente condannato.Ma la storia prima o poi ridà a Cesare quel che è di Cesare.

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