mercoledì 7 dicembre 2016

Maurice e Katia, i “Diavoli dei vulcani”

di Alessio Argentieri




Nell'agosto del 1994, a bordo di una Renault 5, percorsi in 20 giorni più di 8.000 km attraverso la Francia centrale e la Penisola iberica. Quell'itinerario on the road, viaggio post-laurea, portò me e la mia allora fidanzata (oggi consorte) ad attraversare il Massif Centrale, con tappa obbligata nel distretto vulcanico dell’Auvergne (oggi Parco Naturale Regionale) e ascesa al Puy de Dôme.
A seguire, attraversato il Perigord, una sosta a Bordeaux. L’entusiasmo del neolaureato, e una passione per i libri vecchi che ancora non ci abbandona, ci spinsero ad entrare nella tana di un bouquiniste girondino, un negozietto piccolo ma straripante di volumi più o meno ingialliti. Tra di loro ne scelsi uno, che ancora porta a matita sulla prima pagina il prezzo di 25 Franchi. Soldini ben spesi. Si intitola “La Terre une planète vivante!”, éditions Hachette, 1978. Autore di questo trattato divulgativo sulla tettonica delle placche, ancora non pienamente consolidata alla fine degli anni ’70, era Maurice Krafft. Al di là del contenuto, fu una particolarità dell’oggetto a colpirmi. Ma andiamo per ordine.


La copertina del libro.

Per chi è stato studente di geologia non solo in Francia, soprattutto negli anni ’80, il binomio coniugi Krafft dice molto. La celebre coppia di vulcanologi alsaziani Katia (Catherine Joséphine Conrad, 1942-1991) e Maurice (1946-1991) si incontrarono a metà degli anni 1960 all’Università di Besançon, e proseguirono poi il loro percorso formativo a Strasburgo. Da lì in poi, come è noto, ripetute e sempre più temerarie escursioni scientifiche dei “Diavoli dei vulcani”, con i loro berretti rossi e le tute ignifughe, sulle montagne di fuoco di tutto il pianeta, sino all’ultimo fatale incontro ravvicinato, il 3 giugno 1991, con una colata piroclastica del Monte Unzen, sull’isola giapponese di Kyushu.


La IAVCEI (International Association of Volcanology ad Chemistry of the Earth’s Interior)
ha istituito, assieme alla famiglia Krafft, una medaglia in loro memoria,
assegnata dal 2004 con cadenza quadriennale.

Ci sia consentito dire che, diversamente da altre professioni, la scelta di diventare un geologo è quasi sempre guidata da una passione che alle Scienze della Terra ti avvicina sin da bambino: i fossili, i minerali, i vulcani, le montagne, e qualche figura di scienziato avventuroso, come i Krafft.
Chi scrive porta nel cuore le due estati del 1980 e 1981 passate con la famiglia sull’isola di Stromboli e la sensazione mista di paura e fascino provate ascoltandolo brontolare nella notte. Forse le stesse sensazioni di Maurice bambino, che i genitori portarono in vacanza proprio sul Re dei vulcani eoliani nel 1951, e che poi a soli 14 anni si affiliò alla Société Géologique de France.


Sulle pendici dello Stromboli.

Il libro, sfogliato di nuovo a distanza di molti anni, rivela ancora le sue piccole perle che mi fecero e mi fanno sentire ancora oggi un privilegiato nell’aver fatto una piccola, grande scoperta.
In primo luogo la presentazione dello stato conoscenze dell’epoca sulla tettonica globale, impreziosito dalle effigi di alcuni dei protagonisti di tale straordinaria rivoluzione del pensiero scientifico. Quelle immagini riportiamo, a conclusione di questo breve omaggio a Katia e Maurice, a beneficio dei lettori di Geoitaliani. Così come la dedica autografa sul frontespizio a due sconosciuti amici (“Amicalement a Achile et Sabine”), firmata con il loro celebre “logo”: due vulcanetti fumanti e sorridenti.


La prefazione di Xavier Le Pichon

I Fab Four della geofisica mondiale dell’epoca con la didascalia originale:
“Quatre grands de la geophysique aux Etats-Units. De gauche à droite: Frank Press, le géophysicien américain le plus influent actuellement; Beno Gutenberg, specialiste de la propagation des ondes sismisques dans les profondeurs; Hugo Benioff, specialiste de la simicité sous les arcs volcaniques; Charles Richter, enfin, inventeur de l’échelle de magnitude des tremblements de terre qui porte son nom.”

Il frontespizio autografato.





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