giovedì 2 maggio 2024

Le due storie di una cartolina dipinta dall'artista e cartografo Alfonso Di Pasquale

 di Elisa Tortonesi

1. INTRODUZIONE

Nei primi decenni del XX secolo la cartolina illustrata gode di fiorente popolarità, non solo nella forma stampata, ma anche come immagine disegnata o dipinta a mano su cartoncino da disegno, tagliato su misura e venduto nei negozi di materiale per artisti.

Nell’autunno del 2021 ho acquistato una cartolina ad acquerello per la mia collezione, colpita dalla delicata immagine di una cappella dipinta nei toni del grigio. Risalente a oltre 100 anni fa, mai avrei immaginato di poter ricostruire la storia della cartolina; anzi, le storie, perché le vicende “narrate” sono in realtà due: quelle di due ragazzi quasi coetanei, provenienti da due Paesi diversi che parlavano due lingue differenti. Il destino li ha fatti avvicinare solo per un momento, durante il periodo forse più intenso e difficile della loro vita, quando entrambi, giovanissimi soldati, dovettero combattere sui due fronti opposti durante la Prima Guerra Mondiale. Qui, le loro esistenze si sono sfiorate per un attimo, probabilmente senza che i due ragazzi se ne siano neppure resi conto: due vite completamente estranee l’una all’altra ma, allo stesso tempo, unite per sempre sulle due facciate opposte della stessa cartolina.

2. IL FRONTE DELLA CARTOLINA

Il soggetto dipinto sul fronte della cartolina è una piccola cappella immersa nella natura con una dedica in scrittura rotonda ed ordinata: “Al Rev. P. Vicario Generale M.° Ferriello – dedico in segno di gratitudine, uno schizzo fatto sull’Alpago – um.e A. Di. Pasquale”. Sono annotati anche luogo e data: “Belluno 1917”.





Una prima breve ricerca in internet rivela come probabile autore del disegno e della dedica Alfonso di Pasquale, un pittore nato ad Andria nel 1899. La conferma che si tratti proprio di questo artista viene fornita da un articolo sulla sua vita e carriera di cartografo scritto da Alessio Argentieri (Argentieri, 2021). L’articolo racconta, tra le altre cose, che Alfonso Di Pasquale aveva ricevuto in regalo la sua prima tavolozza da Padre Ferriello, un frate Agostiniano che ne aveva notato la precoce predisposizione artistica. Alfonso aveva dedicato la cartolina dipinta sull’Alpago proprio a Padre Mariano Ferriello.

L’Alpago è una conca circondata dalle Prealpi bellunesi nella valle del fiume Piave, al confine con il Friuli-Venezia Giulia, dove si è combattuta una parte tragica e importante della Prima Guerra Mondiale. Ancora oggi esistono in quella zona diverse cappelle votive che hanno una struttura piuttosto simile a quella del disegno e che sono spesso dedicate a San Floriano o a Sant’Antonio. La cappella del disegno si trovava su un’altura, sotto i rami di un albero, con un muro di sassi e una scaletta di pietra per raggiungerla. Purtroppo, dopo più di 100 anni, non è stato possibile stabilire la posizione esatta della cappella raffigurata nel disegno e se esista ancora.

Nell’articolo di Alessio Argentieri (Argentieri, 2021) e nel libro curato da Vincenzo Masi (Masi, 2013) si può leggere la dettagliata biografia di Alfonso Di Pasquale che, quale “ragazzo del ‘99”, nel 1917 era stato mandato al fronte a combattere proprio sull’Alpago (in particolare sul monte Visentin) e, durante uno degli spostamenti, aveva perduto la sua tavolozza con colori e disegni (Masi, 2013). La cartolina protagonista di questo articolo faceva parte probabilmente dei disegni smarriti in quell’occasione. Quasi certamente non è mai stata recapitata al padre Agostiniano cui era stata dedicata.

3. IL RETRO DELLA CARTOLINA

Tengo a precisare che le informazioni trovate, relative alla storia del retro della cartolina, sono state riportate fedelmente in questo articolo, sostituendo però tutti i nomi delle persone coinvolte nelle vicende per salvaguardarne il diritto alla privacy.

In contrasto con la grafia ordinata, precisa ed esperta della dedica in italiano che accompagna il disegno sul fronte della cartolina, il retro è scritto con matita copiativa, con mano insicura e in grafia contorta e sottile. La cartolina è indirizzata a Margaretha Müller, residente in una strada di Graz. Il testo sbiadito del messaggio, scritto originariamente in tedesco e tradotto qui di seguito in italiano, è il seguente: “3 gennaio 1918 - Cara Mamma, affettuosi saluti. Se scrivete che Ludwig o Mamma è malato (o malata), allora vengo anche in licenza. V. Müller”. Un testo semplice e diretto, scritto probabilmente da un soldato che cerca disperatamente una possibilità per lasciare il fronte almeno per la breve pausa di una licenza straordinaria. Non c’è traccia di francobollo, né tantomeno del timbro postale “Feldpost”, usato in periodo bellico in sostituzione dell’affrancatura ordinaria per la posta indirizzata da e verso il fronte.

Viene da chiedersi chi fosse “V. Müller”, se sia sopravvissuto alla Guerra e tornato a casa, a Graz, dalla madre cui aveva indirizzato quelle poche parole, scritte al freddo di gennaio, forse dal buio di una trincea. I risultati della ricerca effettuata, partendo dai soli dati scritti sulla cartolina, sono stati insperati e sorprendenti.

Per la ricerca storica riguardante persone nate e vissute in Austria più di 100 anni fa esistono informazioni in archivi accessibili ufficialmente online e a disposizione di tutti. La prima ricerca è stata fatta nelle liste dei Caduti austriaci della Prima Guerra Mondiale. Non trovando alcun riscontro, si è potuto dedurre che il soldato “V. Müller” fosse tornato a casa vivo alla fine della Guerra.

La seconda ricerca ha riguardato la sua tomba: chiamato alle armi nel 1918, doveva avere all’epoca almeno 20 anni, quindi era estremamente improbabile che fosse ancora in vita al giorno d’oggi. Grazie a una ricerca nei siti in internet che raccolgono e pubblicano foto e dati delle tombe di cimiteri internazionali, è risultata esistere una possibile tomba proprio a Graz: il nome che poteva corrispondere all’iniziale “V.” era Viktor, e il defunto era nato nel 1898 e deceduto nel 1947.

Tramite gli archivi consultabili ufficialmente online che preservano in formato digitale le schede individuali dei Registri della Popolazione di Graz del passato è stato possibile ricostruire che la madre del Viktor nato nel 1898, la cui tomba si trova a Graz, si chiamava proprio Margaretha e che nel 1918 era residente all’indirizzo che il figlio aveva scritto sul retro della cartolina.

Ottenute queste prime informazioni, è stato possibile individuare anche le schede degli altri familiari e, utilizzando i Registri Parrocchiali della città e la stampa quotidiana del tempo, è stato ricostruito a grandi linee il destino difficile e spesso sfortunato di Viktor e della sua famiglia.

Viktor Müller era nato a Graz nel 1898, primogenito di Wolfgang e di Margaretha Müller, entrambi di professione “serventi”, che si erano sposati tre anni prima in quella stessa città. Alla nascita di Viktor era seguita nel 1901 quella del fratello Ludwig, citato nel messaggio sul retro della cartolina, e poi quella della sorellina Magdalena, nel 1904. Ultima nata per la famiglia Müller era stata Susanne, nel 1911, che purtroppo era morta solo due giorni dopo la sua nascita. La morte di Susanne sembra rappresentare anche l’inizio di una serie di tragedie che colpiscono la famiglia Müller negli anni successivi.

Solo tre anni dopo, infatti, nel 1914, muore a causa di un “difetto cardiaco” il padre di Viktor, di soli 47 anni. Sua moglie Margaretha rimane vedova a 45 anni con i tre figli che hanno rispettivamente 16 (Viktor), 13 (Ludwig) e 11 (Magdalena) anni. Nel corso degli anni precedenti, la famiglia si era trasferita più volte in diversi appartamenti nello stesso quartiere della città, ma alla morte del padre abita già all’indirizzo scritto sulla cartolina.

Scoppia la Prima Guerra mondiale e Viktor, che compie 19 anni nel 1917, deve andare al fronte a combattere. È solo un ragazzo (proprio come Alfonso, che quando viene chiamato al fronte ha solo 18 anni) e nel breve messaggio indirizzato alla madre, si legge tra le righe la sua urgente necessità di lasciare quel luogo di disperazione e di paura e di ritornare a casa in licenza. Infatti, “suggerisce” alla madre e al fratello di scrivere che uno dei due è malato, per ottenere un permesso straordinario per tornare a casa. Questa frase, che probabilmente sarebbe stata un po’ “scomoda” se letta dalla persona sbagliata o da uno dei suoi superiori, forse è il motivo per il quale la cartolina non viene spedita come tale. Forse Viktor riesce a mandarla alla madre in una busta, forse era sua intenzione consegnargliela di persona successivamente. O forse la cartolina non è mai neppure arrivata all’indirizzo di Graz…

Viktor riesce a sopravvivere alla Guerra e a tornare a casa. Si sposa pochi anni dopo, nel 1921. Anche sua moglie si chiama Margaretha e assume lo stesso cognome del marito, come si è soliti fare in Austria e in Germania. Nel 1925 nascerà il loro primo ed unico figlio, Karl.

Nel 1922 la famiglia viene colpita dalla tragedia successiva. Il fratello Ludwig, che ha solo 20 anni, fa l’aiuto barbiere e abita ancora con la madre, muore per un difetto cardiaco, proprio come era successo a suo padre.

Nel 1947 si trova la pubblicazione sulla stampa locale dell’annuncio della morte dello stesso Viktor. Tra i dettagli riguardanti il funerale, si legge che Viktor Müller, impiegato statale, è deceduto all'età di 49 anni dopo un tragico incidente. Il triste annuncio viene fatto dalla moglie, anche a nome del figlio, a quel tempo prigioniero di guerra in Russia. Tra i parenti che lo piangono non viene nominata la madre. Forse era recentemente deceduta, dato che dagli “Addressenbücher” di Graz (predecessori dei più moderni elenchi telefonici) relativi agli anni 1938 e 1943-44 risulta che la madre di Viktor abitasse durante la Seconda Guerra Mondiale ancora allo stesso indirizzo e che quindi fosse ancora viva.

Sulle pagine di cronaca locale di Graz si trova la descrizione dello sfortunato, tragico incidente che aveva provocato la morte di Viktor. Lungo una delle strade del centro di Graz un truffatore veniva scortato da un poliziotto verso il carcere di polizia, quando il criminale si era improvvisamente liberato, aveva dato uno schiaffo in faccia all’agente ed era scappato. Il poliziotto l’aveva subito inseguito, gridando al fuggitivo di fermarsi, mentre questo si allontanava correndo. L’agente aveva sparato un colpo dalla distanza di circa 150 metri alle gambe del malvivente, il quale si era gettato a terra per cercare riparo, e il poliziotto era finalmente riuscito a raggiungerlo e ad arrestarlo. Sfortunatamente, il colpo che il poliziotto aveva sparato contro il criminale in fuga, aveva malauguratamente colpito un passante completamente estraneo al fatto. Si trattava proprio di Viktor, che era seduto su una panchina e che era stato colpito all’addome dal proiettile vagante. Portato all'ospedale dai soccorritori, era morto poco dopo. Viktor aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, riuscendo a tornare a casa vivo, per venire poi colpito a morte da una pallottola vagante quasi trent’anni dopo, in periodo di pace, mentre era seduto tranquillo su una panchina della sua città.

4. PARALLELI

Saltano agli occhi tanti paralleli tra la vita di Alfonso e quella di Viktor. Quasi coetanei, in quanto nati a poco più di un anno di distanza, entrambi erano figli primogeniti ed entrambi avevano un fratello più giovane di pochi anni. Entrambi avevano perso il padre da ragazzini e questo fatto aveva avuto gravi ripercussioni sulla situazione economica delle loro famiglie. Sia Viktor che Alfonso erano dovuti andare in guerra giovanissimi: sulle stesse montagne, anche se su fronti opposti, avevano contemporaneamente sopportato freddo e paura e visto in faccia la morte. Indipendentemente l’uno dall’altro, ognuno di loro aveva riempito una delle due facciate opposte della stessa cartolina: ciascuno a suo modo, ma sempre guidati da devozione e affetto per una persona, rispettivamente, Padre Ferriello nel caso di Alfonso, e la propria mamma nel caso di Viktor. Entrambi erano sopravvissuti alla Guerra. Sia Alfonso che Viktor si erano successivamente sposati ed entrambi avevano avuto un solo figlio maschio.

La cartolina, arrivata miracolosamente fino ai giorni nostri, è un simbolo delle vite di quei due ragazzi, rimasti per sempre giovani sulle due facciate dello stesso pezzo di cartoncino da disegno. Sono riusciti entrambi a tornare a casa vivi dal fronte, a rivedere le loro mamme, i loro familiari, i loro amici. E a vivere la loro vita, lunga o corta che sia stata.

BIBLIOGRAFIA

Argentieri A. (2021) – L’artista della cartografia geologica: Alfonso Di Pasquale, pittore e disegnatore. In “Giornate di geologia e storia” (S. Nisio, ed.), Memorie Descrittive della Carta geologica d’Italia, 108: 163-172.

Masi V. (2013) – Alfonso Di Pasquale pittore, la vita e le opere. Banca di Credito Cooperativo di Lavello, 85 pp.

domenica 24 marzo 2024

BACK TO THE FUTURE. History of geological studies and mapping as a key for sustainable development

a cura della Sezione di Storia delle Geoscienze

Dal 3 al 5 settembre 2024 si terrà a Bari il congresso congiunto Società Geologica Italiana- Società italiana di Mineralogia e Petrografia intitolato "Geology for a sustainable management of our Planet" (https://www.geoscienze.org/bari2024/)

La Sezione di Storia delle Geoscienze ha proposto, nell’ambito del topic “GEOLOGICAL MAPPING”, la sessione T17. BACK TO THE FUTURE. History of geological studies and mapping as a key for sustainable development”.

https://www.geoscienze.org/N316/sessionT17.html

Tale sessione mira a raccogliere studi interdisciplinari sulla storia delle scienze geologiche, in una prospettiva di “ritorno al futuro” che vede il contributo degli autori del passato come base del sapere comune e chiave per uno sviluppo sostenibile. Questa la sinossi della sessione:

“Knowledge of the territory is the basic requirement for a sustainable development. In these terms, the experience of the geoscientists of the past represents a precious legacy for present and future generations. Consistently with the main theme of the Congress, this session focuses on the valorization of previous geological studies and mapping as tools for a modern and ethical approach to land planning and management, and risk prevention and mitigation. Contributions on history of geological studies are warmly encouraged, with special attention to less developed areas of the Planet, which have been overexploited, in near and distant past, regardless of environment preservation. To this regard, an interesting insight can be traced in the history of geological research in Southern Italy, Sardinia and Sicily; a particular discussion is proposed here on what we can call, borrowing a well-known concept of Italian historiography, the "questione geologica meridionale".
From a particular point of view, looking 'back to the future', history of geosciences can effectively contribute to analyze the worldwide phenomenon of different development speeds that, at various scales, marked and still mark the inequalities between North from South, in a sort of "fractal" pattern replicating in space and time.”

CONVENERS: Alessio Argentieri (Città metropolitana di Roma Capitale), Rossella De Ceglie (Università di Bari), Paolo Macini (Università di Bologna), Marco Pantaloni (ISPRA), Carla Petrocelli (Università di Bari)

Gli studiosi, di formazione sia scientifica che umanistica, sono invitati a sottomettere loro contributi, con particolare riguardo ai giovani ricercatori.

Chiusura sottomissione abstracts: 26 aprile 2024

Sito web per la sottomissione (previa registrazione): https://www.geoscienze.org/bari2024/

Per ulteriori informazioni sulla sessione contattare: storiageoscienze@socgeol.it.

Sarà gradita anche una comunicazione preventiva di manifestazione d’interesse a partecipare, mandando una e-mail alla stessa casella della Sezione di Storia delle Geoscienze.



giovedì 4 gennaio 2024

Cento anni di vincolo idrogeologico e forestale

 di Alessio Argentieri

Il 30 dicembre 1923 fu promulgato il Regio Decreto 3267/1923 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”.

La norma è conosciuta anche come legge Serpieri, in memoria del suo illuminato ideatore, l’economista agrario Arrigo Serpieri (ritratto nella foto in divisa da Ufficiale del Genio durante la Prima Guerra Mondiale) e co-redattore assieme al giurista Romualdo Trifone.


In occasione del centenario, è stata pubblicata sul Volume 12 - n.4 della rivista Acque Sotterranee- Italian Journal of Groundwater una nota in cui si propone una ricostruzione del contesto storico in cui, tra gli anni Venti e Trenta del XX secolo, maturò in Italia quella che possiamo chiamare una “proto-geologia applicata”, in parallelo ad altre discipline tecnico-scientifiche orientate al territorio
.


VERSO UNA GEOLOGIA PRATICA IN ITALIA: LE SCIENZE APPLICATE AL TERRITORIO TRA GLI ANNI VENTI E TRENTA DEL XX SECOLO

https://www.acquesotterranee.net/acque/article/view/740


giovedì 26 ottobre 2023

Pagine di Storia della Scienza

La Società Italiana di Storia della Scienza (SISS), in collaborazione con il Museo Galileo, inaugura il ciclo di incontri “Pagine di Storia della Scienza”, un nuovo appuntamento dedicato alla presentazione di libri e novità editoriali nell’ambito della storia delle scienze e delle tecniche.

L’iniziativa si inserisce nelle attività che la SISS e il Museo Galileo mettono in campo per diffondere e promuovere anche a un pubblico di non specialisti le ricerche di storia della scienza in Italia.

Lunedì 30 ottobre, ore 17.30
Biblioteca del Museo Galileo
Vampyr: storia naturale della resurrezione (Einaudi, 2023) di Francesco Paolo de Ceglia
Presenta: David Salomoni

Martedì 5 dicembre, ore 17.30
Biblioteca del Museo Galileo
Uomo e natura. Scienza, tecnica e società dall’antichità all’età moderna (Carocci, 2022) di Antonio Clericuzio
Presentano: Elena Canadelli e Giovanni Di Pasquale

Gli incontri si svolgeranno presso la Biblioteca del Museo Galileo, alle 17:30, e saranno anche trasmessi in streaming sui canali Youtube della SISS e del Museo Galileo.

Per informazioni: info@societastoriadellascienza.it




martedì 17 ottobre 2023

Conferito il "GSA Florence Bascom Geologic Mapping Award" a Giorgio Vittorio Dal Piaz

La Sezione di Storia delle Geoscienze si congratula con il suo primo iscritto Professor Giorgio Vittorio Dal Piaz per il conferimento del prestigioso "Florence Bascom Geologic Mapping Award" da parte della Geological Society of America.

https://www.geosociety.org/GSA/about/awards/GSA_awards/GSA/awards/GSA.aspx#gma

Questa la descrizione generale del premio:

The Florence Bascom Geologic Mapping Award was created by GSA Council in 2013 and the first award was presented in 2015. This award acknowledges contributions in published high-quality geologic mapping that led the recipient to publish significant new scientific or economic-resource discoveries, and to contribute greater understanding of fundamental geologic processes and concepts.

La cerimonia di consegna dei premi è avvenuta in modalità mista domenica 15 Ottobre 2023 in occasione della "Awards Ceremony" del  GSA Connects 2023 Meeting che si è tenuto a Pittsburgh, Pennsylvania.


About the award:

GSA Florence Bascom Geologic Mapping Award

The Bascom Geologic Mapping Award’s concept was approved by GSA Council in October 2013 and first awarded in 2015. This award acknowledges contributions in published high-quality geologic mapping that led the recipient to publish significant new scientific or economic-resource discoveries and to contribute greater understanding of fundamental geologic processes and concepts. The objective is to encourage training and support toward production of excellent, accurate, detailed, purposeful geologic maps and cross sections. With respect to size or scale, there are no restrictions on map products.

GSA’s Bascom Geologic Mapping Award will be made on an annual basis, leaving the option open for multiple awards to be given under unusual circumstances in any given year or to make no award in any given year. The recipient will have authored high-quality geologic maps, cross sections, and summary reports that have received scientific acclaim and are available to both peers and the public, through federal or state agencies or major scientific societies. In evaluating the merits of nominees for this award, scientific achievements should be considered rather than contributions in teaching, administration, or service. The criteria employed by the Geologic Mapping Award Committee include (A) excellence of the nominee’s published geologic maps; (B) record of greater understanding of fundamental geologic processes and concepts, emerging directly from the meritorious quality of the geologic mapping; and (C) peer acclaim of new discoveries that emerged from the mapping and their societal applications. Nominees may or may not be members of the Society, and they may be from any nation.


domenica 19 febbraio 2023

Geologi in Africa orientale Italiana (2a parte)

 di Elio Fadda

Georges Korableff: nato nel 1902 in Russia; diceva di essere figlio di un ammiraglio zarista, ed era di Stavropol. Laureatosi in Geologia, aveva combattuto con i Russi Bianchi e rifugiatosi in Francia, venne ivi naturalizzato. Risiedeva in Rue Jean de Beauvois 23, a Parigi.

George Korableff era membro della Société Géologique de France.

Sappiamo che nel 1933 lavorava in una fabbrica di stagno ad Annecy in Francia, ma in seguito la sua vita lavorativa si svolse in diversi paesi africani come Cameroun, Gabon, Etiopia, Mali, Senegal e Gambia. Fu direttore di miniere e geologo, autore di diverse pubblicazioni, sia in Etiopia che in altre regioni africane:

1. Le Gisement de platine de Jubdo en Abyssinie. Ass. des Mines, luglio 1939.

2. Contribution à l’étude de la géologie et de la géologie appliquée de l’Oubangui-Chari oriental et du Cameroun sous mandats français. Published by Paris, 1 gennaio 1940.

3. Autore della Carta geologica: Cameroun, Oubangui Chari/Georges Korableff - Saint Etienne: [s.n.]- 3 p. carta geologica ripiegata; 27 cm. (Estratto da: Chroniques des mines coloniales, 1937).

4. Rapport sur la tournée de contrôle de quelques exploitations de rutile dans les régions Nyong et Sanaga-Maritime. KORABLEFF 1942, Archives DMG/MINMEE-YAOUNDE.

5. Une Coupe Géologique Schematique de Mayoum, a N’Dende Gabon - Bullettin du Museum 2e seriè T. XVIII n° 5, 1946.

Il Perito Minerario Osvaldo Strappa dice di lui: per aspetto e corporatura sembrava un siciliano (scuro di pelle e nero di capelli) ed appariva colto, intelligente e capace, ma non ispirava fiducia.

Assunto alla S.A.P.I.E. fra i primi, nel 1937 fu a capo della colonna n° 3.

Ne parla a lungo l’Ing. Candussi, suo collega in S.A.P.I.E., confermando che era un “russo bianco”; una persona molto patriottica, ex ufficiale del Genio Navale nella marina Russa.

L’Ing. Andrè Claude (Direttore Generale S.A.P.I.E.) in un suo rapporto alla società mineraria, manifestò preoccupazione per lo stato di salute psico-fisica di questo tecnico a causa, pare, di seri problemi familiari. Poco dopo, nel giugno del 1939, Korableff chiese il rimpatrio per “motivi personali”.

Lo ritroviamo nel dopoguerra (1946), nuovamente in Africa, e più precisamente in Gambia, dove lavorava in una società che dragava le alluvioni aurifere del fiume Falemè.

Ce ne parla un geologo francese, Michel Defossez, che lavorò per anni in quelle regioni e lo incontrò raccontando nei suoi scritti: “Korableff era un russo bianco, vecchio geologo pratico del terreno”.

In quel periodo (1951), era stato incaricato di vendere gli impianti e macchinari della società Falemè Gambiè, che a causa degli ormai elevati costi di produzione, era stata messa in liquidazione.

Confermando alcune “note caratteristiche” avute da Candussi, Defossez ci informa del fatto che: “come tutti i russi, aveva una debolezza per il cognac”. George Korableff morì nel 1957.


Pietro Lodovico Prever: era nato l’11 agosto 1877 a Villanova Solaro, in provincia di Cuneo, era l’ultimo di cinque figli di una famiglia agiata di origine contadina.

Il prof. Pietro Lodovico Prever

Diplomato all’ Istituto Tecnico, si iscrisse alla Facoltà di Geologia di Torino, dove fu allievo del Prof. Carlo Fabrizio Parona, famoso geologo e paleontologo italiano (Melegnano 1855 - Busto Arsizio 1939).

Già dai primi del ‘900 era attivo nell’ambito torinese, con una ventina di pubblicazioni tutte in ambito paleontologico (coralli, nummuliti, ecc.). Fu vincitore del Premio Molon della Società Geologica Italiana (del quale andava fiero!), con un poderoso lavoro dal titolo: Nummuliti ed orbitoidi di alcune località italiane.

Stralcio del Bollettino della Società Geologica Italiana con l'assegnazione
del Premio Molon a Pietro Ludovico Prever

Nel 1927 il Prof. Prever accettò un incarico di insegnamento ad Alessandria d’Egitto, dove si trasferì con tutta la famiglia. Alcune immagini lo ritraggono alle rovine di Canopo, presso Abukir e al Mex in Egitto.

Pietro Lodovico Prever con alcuni studenti

Pietro Lodovico Prever ad Aboukir (Egitto)

Tornati in Italia si stabilirono a Pisa, dove con il denaro messo da parte acquistarono un terreno a Porta Lucca. Fu professore a Torino all’Istituto Geologico dove era entrato come assistente nel 1918/19 (come si evince dal Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia).

Nel 1936-38 partecipò con l’AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), alla Missione geologica nella Dancalia Meridionale e sugli altipiani Hararini.

Assunto in S.A.P.I.E. venne posto a capo della colonna n° 9 e successivamente della n° 1 in sostituzione di Mario Candussi. Nella colonna n° 9, formata il 12 aprile del 1938 con Ordine di Servizio n° 85, ebbe come vice il Perito Minerario Remo Fusina, che vi rimase sino all’agosto dello stesso anno. Nella colonna n°1, ebbe invece come aiuto, il Perito Minerario Pasquale Zugno.

Prever, che andò in Etiopia all’età di 61 anni (1938), ebbe delle disavventure in servizio e pare vi furono delle incertezze sulla sua sorte; non molto tempo dopo rientrò in Italia.

Da una lettera del marzo 1940 di Osvaldo Strappa al Prof. Desio apprendiamo che: «La venuta di Mica ha causato numerosi licenziamenti, compreso quello di Prever».

Il Prof. Prever rientrato in Patria, prima dell’entrata dell’Italia nella II Guerra Mondiale, visse nella sua casa di Pisa in Toscana. 

L’omonimo nipote, Pietro Lodovico, avvocato a Milano, mi fa sapere che:

Verso la fine della guerra, nonno Pietro, la moglie Ottavia, lo zio Carlo e la zia Rosina, furono costretti a sfollare sui Monti Pisani e quando ritornarono, trovarono la loro casa devastata dall’esercito americano che l’aveva occupata per stabilirvi gli uffici di non so quale comando. 

Non si sono mai più davvero ripresi da quello sfacelo.

Ed ancora il nipote racconta: Nonno Pietro aveva un’intelligenza eccezionale ed una memoria ancora superiore; mi ha insegnato che il geologo si fa a piedi, con la testa rivolta verso il basso, per osservare la terra e quando raccontava di una zona oggetto delle sue ricerche, ti conduceva per mano passo dopo passo, invitandoti a prender nota di un gradino, di un fossato, di un declivio, del colore dei quali ti spiegava con parole chiarissime, origine e cause geologiche.

Purtroppo non sono rimaste sue immagini del periodo trascorso in Etiopia, probabilmente andate perse durante la guerra.

Pietro ancora riferisce: Ho un ricordo vago dei racconti, delle storie affascinanti con le quali mi intratteneva, raccontando delle spedizioni da lui guidate per ricerche minerarie in Africa. Ma ricordo invece benissimo quel viso dai tratti scolpiti nella pietra, illuminati da due occhi azzurri che emettevano una luce di fiducia, intelligenza, e amore. Posso solamente riferire che l’ultima spedizione fu interrotta dallo scoppio della guerra, proprio nel momento in cui riteneva di essere in prossimità di un’area mineraria geologicamente interessante.

Il Professor Pietro Lodovico Prever risulta deceduto a Pisa in data 15 dicembre 1970 alla bella età di 93 anni.

Bibliografia:

Aurelio Fadda (2022) - La ricerca mineraria italiana nel Sud Ovest etiopico. Coop. Tipografica N. Canelles, Iglesias, 371 pp.


giovedì 16 febbraio 2023

Geologi in Africa Orientale Italiana (1a parte)

di Elio Fadda

Bruno H. Gejer: di nazionalità tedesca, nato nel 1902, Gejer era laureato in geologia e sposato con due figli. Portò la famiglia con sé in Etiopia ad Ondonok, sede della Società Mineraria Italo-Tedesca (S.M.I.T.) della quale fu il Direttore, giungendo dal Sudan via Khartum.

Bruno H. Gejer

Bruno H. Gejer con la famiglia e con, al centro, Ardito Desio

Aveva con sé personale tedesco ed italiano; questi ultimi giunsero da Jubdo (come il Geometra Fornasier, goriziano, un tale Bicchieri, tuttofare che era stato in Kenya e parlava inglese, ed alcuni geometri e amministrativi). Fra i tecnici fu con lui l’Ing. Paolo Tradardi, ed il geometra sardo Giuseppe Puliga.

L'ing. Paolo Tradardi (a sinistra) durante una battuta di caccia


La sua conduzione della miniera di Ondonok venne criticata dall’Ing. Luigi Usoni
, il quale in una relazione tecnica ispettiva ne contestò le scelte tecniche ed amministrative.

L'ing. Luigi Usoni

La relazione fu inviata al Ministero e creò grande imbarazzo nei vertici S.M.I.T.

La stessa organizzazione, ebbe invece l’apprezzamento del Prof. Desio, almeno per ciò che riguarda il villaggio di Campo Coraggio. Bruno Gejer fu autore di diverse pubblicazioni e già all’epoca, era autore di lavori scientifici, tra i quali: Gold und Platinworkommen in der Abessinischen Provinz Wollega - Berlino 18 ottobre 1935, citato nella tesi di laurea di Alfredo Pollini.

Con la famiglia, riuscì a lasciare le aree minerarie poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia ad a rientrare in patria.

Nel periodo successivo alla II guerra Mondiale, Bruno Gejer andò a lavorare in Namibia nelle miniere di Tsumeb (Otavi Highlands), come Capo del servizio Geologico e Mineralogico, dove gli venne attribuita la scoperta della “Brunogejerite” (Fe2GeO4), un germanato di ferro estremamente raro conosciuto solo a Tsumeb. Bruno H. Gejer morì nel 1987.

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La società S.A.P.I.E., dopo la riorganizzazione successiva alla conclusione della guerra d'occupazione Italiana dell'Abissinia, assunse tutto il personale che riusciva a trovare e poiché non era cosa facile, data la scarsità di tecnici con esperienza ma anche grazie alla presenza come Direttore Generale del francese Ing. André Claude, fu possibile assumere dei tecnici di nazionalità francese e tedesca da lui conosciuti.

 J. Henrique Jacquet: era francese nato nel 1897. Aveva il titolo di Ingenieur-Geologue ed era stato un Tenente di Artiglieria. Venne assunto alla S.A.P.I.E. fra i primi, assieme agli altri francesi voluti dall’Ing. Claude, nel 1937.

Si tratta di tre geologi stranieri con esperienza nella ricerca mineraria in Africa e del noto geologo italiano Prof. Pietro Lodovico Prever. 

Il Perito Minerario Osvaldo Strappa lo descrive come uomo di media statura, scuro di pelle e di capelli, sulla quarantina, e riferisce che: portava gli occhiali neri ed aveva una strana aria da iettatore. Sia Jacquet che gli altri francesi avevano avuto esperienze di varie prospezioni nell’Africa Francese e conoscevano il mestiere. Jacquet fu messo a capo della colonna n° 2 ed il suo vice fu in una prima fase il Perito Min. Remo Fusina, poi Pasquale Zugno.

Il Perito minerario Osvaldo Strappa

Il Perito minerario Remo Fusina

Il Perito minerario Pasquale Zugno

Jacquet era l’assistente del Direttore Generale Andrè Claude ed in pratica, il n° 2 della S.A.P.I.E.

Fu a capo del Settore B (zona di Kata-Neggio). La scoperta da lui fatta circa la presenza di importanti mineralizzazioni aurifere sul fiume Alaltù a Neggio, si rivelò con le analisi chimiche successive un fallimento; i tenori risultarono in media dieci volte più bassi.

Anche l’Ing. Claude non ci fece una bella figura perché la “scoperta” era stata addirittura pubblicata!

L'ing. Andrè Claude

Ci parla di lui, come abbiamo visto precedentemente, il Capo colonna Aristide Tabasso (agente del S.I.M.). Egli riferisce di essere entrato “in grande amicizia” con Jacquet (entrambi volevano avere informazioni), il quale si interessava più di armi e della disposizione ed entità delle forze militari italiane, che dell’attività mineraria. Secondo le indagini di Tabasso, i due francesi Jacquet e Claude erano entrambi agenti del “Deuxième Bureau”.

Tabasso nei suoi appunti riferisce che Jacquet, accreditando l’amicizia col Viceré, si recava spesso ad Addis Abeba, dove invece andava a fare i suoi rapporti alla legazione Francese, ma a sua insaputa, aveva alle costole sia i Carabinieri che il S.I.M.

Mario Candussi capo della Colonna n° 1 parla di Jacquet, dicendo: “è il più intelligente degli stranieri ed è il più pericoloso”.

L'Ing. Mario Candussi

Anche con Alfredo Pollini vi furono dei problemi perché gli rifiutò di esporre la bandiera tricolore, in dotazione alla colonna, definendola: “quel fazzoletto da naso”. Pollini si lamentò col Cav. Rodolfo Mica (Capo del personale della S.A.P.I.E.) dell’incidente e gli riferì le parole di Jacquet!

Il Dott. Alfredo Pollini

Il Brigadiere dei RR.CC. di Jubdo, venuto a conoscenza del fatto, voleva una denuncia da parte del Pollini per poter arrestare Jacquet ma, il Cav. Mica dissuase Pollini e mise le cose a tacere.

Tabasso riferisce che mentre la rete stava per calare sulla organizzazione, con un inspiegabile provvedimento, l’Ing. Jacquet venne espulso dall’Impero; di lui non si hanno più notizie.

Bibliografia:

Aurelio Fadda (2022) - La ricerca mineraria italiana nel Sud Ovest etiopico. Coop. Tipografica N. Canelles, Iglesias, 371 pp.

lunedì 19 dicembre 2022

La Storia della geochimica dei gas

di Giovanni Martinelli

Nell'antichità l'interesse dell'uomo per i gas presenti in natura era di tipo religioso, mentre in epoca storica è diventata di tipo scientifico e in epoca moderna di tipo anche industriale. I gas venivano utilizzati anche per scopi pratici più di 3 000 anni prima del presente, basti pensare alle popolazioni cinesi che utilizzavano il metano per l'estrazione del sale. Lo sviluppo del pensiero umano sui gas ha seguito i passi fondamentali che hanno caratterizzato le scienze naturali durante la rivoluzione scientifica del XVIII secolo, basati su significativi miglioramenti nei metodi di analisi. Le pubblicazioni scientifiche attuali dimostrano la varietà dei settori di interesse della geochimica dei gas e il recente incremento della collaborazione con le scienze geofisiche per risolvere problemi di interesse comune di carattere geologico, energetico e ambientale. L'esistenza di convegni di carattere dedicato e la diffusione di riviste scientifiche in parte dedicate alla geochimica dei gas conferma che si è da tempo conclusa la fase pionieristica dell’ambito disciplinare e si è entrati in una fase culturalmente più matura.

È utile osservare che nella recente pubblicazione di Zheng G., Martinelli G., Wang Y., Li S., Ma X. (2022) - Notes for a History of Gas Geochemistry. Journal of Earth Science, XX, No. XX, 1-10, circa il 10% dei nomi degli Autori citati in bibliografia è di ricercatori italiani che dagli anni '60 fino ai giorni attuali hanno lasciato tracce rilevanti su pubblicazioni scientifiche e fa ricordare anche al grande pubblico l’impegno scientifico italiano in questo settore delle geoscienze.

In particolare, vanno ricordati Franco D'Amore che resterà famoso per avere inventato, tra le altre cose, la terminologia "gas geochemistry" nella seconda metà anni '70, sincronicamente con Werner Giggenbach (D&NZ, https://de.wikipedia.org/wiki/Werner_Giggenbach) e Erik Mikhaylovich Galimov (RU, https://en.wikipedia.org/wiki/Erik_Galimov).


Franco D'Amore all'aeroporto di Buenos Aires, 1988. Foto di Enrico Calvi


Inoltre, un ruolo fondamentale nella storia della geochimica lo ebbe Umberto Colombo (https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Colombo) che classificò, tra i primi al mondo, gli idrocarburi gassosi, con particolare riferimento ai metani italiani tramite l'impiego di tecniche isotopiche.


Umberto Colombo (fonte wikipedia)

sabato 10 settembre 2022

Anno 2022 - Centenario della scomparsa del grande scienziato Giovanni Capellini

Quest'anno ricorre il centesimo anniversario della morte di Giovanni Capellini, nato alla Spezia il 23 agosto 1833, laureato nel 1858 in Scienze presso l'Università di Pisa, dal 1861 all' Università̀ di Bologna titolare della prima cattedra italiana di Geologia nell'allora neocostituito Regno d'Italia.


Giovanni Capellini può essere considerato come uno dei più grandi Scienziati Naturalisti vissuti a cavallo del XIX e XX secolo. La sua attività di ricerca, collocata in un momento storico ricco di fermenti e stimoli culturali, il suo innovativo approccio metodologico, unito ad una notevole produzione scientifica che spazia dalla geologia alla paleontologia alla preistoria, le sue grandi doti organizzative, e soprattutto i numerosi riconoscimenti ricevuti in campo internazionale, consentono di delineare la figura di uno scienziato moderno ed europeo. Il nome di Capellini è il simbolo di una vita dedita agli studi geologici e paleontologici, legati a una serie di scoperte molto importanti che gli permisero di afferrare prontamente, grazie alla frequentazione con i più importanti scienziati europei, tra cui Charles Lyell, le nuove idee della geologia stratigrafica e sperimentale, della paleontologia e dell'evoluzione. Le sue ricerche ebbero come preminente campo d'investigazione il Golfo della Spezia e la Lunigiana, la Toscana, il Bolognese e diverse zone dell'Europa e dell'America settentrionale visitate nei suoi numerosi viaggi scientifici. 

In collaborazione con l'Accademia Lunigianese di Scienze, il Comune della Spezia, di Lerici, il Museo di Storia Naturale di Pisa, il Museo di Geologia “ G. Capellini “ di Bologna, i Musei Civici della Spezia e della Società Toscana di Scienze Naturali è stata realizzata a La Spezia (Museo Etnografico) la mostra paleontologica  “Fossilia”, visitabile fino a fine anno.

A completamento delle attività di celebrazione l'Accademia Capellini  in collaborazione con le Università di Pisa e Bologna, La Società Geologica Italiana, La Società Paleontologica Italiana, il Consiglio Nazionale dei Geologi, l'ISPRA, La Società Toscana di Scienze Naturali, l'Ordine dei Geologi della Liguria, L'Associazione Nazionale di Archivistica Italiana e L' Accademia dei Fisiocritici, sono state organizzate 5 giornate di studio, con partecipazione libera e gratuita. 

La prima (figura 1) il 30 settembre 2022, presso la sede dell'Accademia Capellini alla Spezia, dedicata alla paleontologia, dal titolo: “Le faune neogeniche e quaternarie del Mediterraneo Centrale: I fossili ed i luoghi della ricerca di Giovanni Capellini”.

Seguiranno (figura 2) il 7 e 14 ottobre 2022, con sede presso il Castello di Lerici (SP). le giornate dedicate alla geologia dal titolo: “Dalla geologia del Golfo al Mediterraneo: eredità scientifiche, cartografia geologica e problematiche da G. Capellini ad oggi”.

Ed infine (figura 3) il 25-26 novembre 2022, presso la sede dell'Accademia Capellini della Spezia, con il convegno storico: ”Giovanni Capellini scienziato nell'Unità d'Italia”, si chiuderà il ciclo di studi dedicato al grande scienziato spezzino.


Per il Comitato Organizzatore

Prof. Giuseppe Benelli

Presidente Accademia Lunigiane di Scienze

Figura 1 - Convegno geologico

Figura 2 - Convegno paleontologico

Figura 3 - Convegno storico