martedì 17 giugno 2014

L’eroe dei Tre mondi: Carlo Antonio Napione, militare e scienziato, tra Piemonte, Portogallo e Brasile

di Alessio Argentieri

Per celebrare la fase finale della Coppa del Mondo di calcio in Brasile, GEOITALIANI ricorda oggi una figura straordinaria: il Cavalier Carlo Gerolamo Antonio Maria Napione, rampollo di nobile famiglia piemontese, protagonista della scena militare e scientifica dell’Europa a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, e poi pioniere nel Nuovo Mondo. Quest’uomo, grande innovatore dalla vita avventurosa, fu uno dei padri della mineralogia italiana, di cui la Torino dell’epoca può essere considerata la “Capitale morale”. Napione scrisse infatti il primo trattato di questa disciplina nella nostra lingua. Le vicende storiche dell’Europa conquistata dalla Francia di Napoleone lo portarono a trasferirsi prima in Portogallo e poi in Brasile, al seguito della famiglia reale di Bragança, inaugurando il fenomeno della “fuga dei cervelli” dall’Italia.
Il testo che segue è una versione estesa della voce pubblicata sul Dizionario Biografico degli Italiani, edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani.
Ispirati da Napione e dall’atmosfera del Mondiale, anche noi di Geoitaliani salutiamo gli amici portoghesi e brasiliani provando ad esprimerci anche nella loro lingua.

O HERÒI DOS TRÊS MUNDOS: CARLOS ANTONIO NAPION,  CIENTISTA MILITAR, ENTRE PIEMONTE, PORTUGAL E BRASIL

por Alessio Argentieri

GEOITALIANI quer celebrar a Copa do Mundo de futebol 2014 no Brasil  com uma lembrança de um homem extraordinário: Carlos Antonio Napion, nascido da nobre familha piemontesa Napione de Cocconato, protagonista da vida militar e científica europeia e brasileira entre os séculos XVIII e XIX.
Na sua vida aventurosa ele foi um grande inovador, e um dos pais da mineralogia italiana. Na verdade ele escreveu, no ambiente cultural da cidade de Turim, então “capital moral” dessa disciplina, o primeiro livro de mineralogia em italiano. Devido aos eventos históricos da Europa conquistada pela França napoleônica, ele emigrou, juntamente com a familha real de Bragança, para o Portugal e depois para o Brasil (talvez a primeira “evasão de cérebro” da Itália).
O texto seguinte è uma versão mais longa da biografia publicada no Dicionário Biográfico dos Italianos (Institudo da Enciclopédia Italiana fundada por Giovanni Treccani).
Inspirado por Napion e pela atmosfera da Copa do Mundo, GEOITALIANI tenta cumprimentar os amigos portugueses e brasileiros em sua pròpria lingua… 

Torino, capitale morale della mineralogia italiana a cavallo tra il XVIII e XIX secolo

Carlo Gerolamo Antonio Maria Napione, detto Carlo Antonio.
di Alessio Argentieri

Nacque a Torino il 30 ottobre 1756, ultimogenito del Conte Carlo Giuseppe Amedeo Valeriano, dottore in legge e membro del Senato del Piemonte, e di Maddalena Maistre, nobildonna di origine provenzale.
La famiglia Napione, originaria di Pinerolo, acquisì il feudo di Cocconato con Giambattista (nonno di Carlo Antonio) erede del Conte Prospero Galeani. Nel 1769, alla morte di Carlo Giuseppe Amedeo Valeriano, figlio di Giambattista, il titolo di Conte Galeani Napione di Cocconato passò al primogenito Giovanni Francesco Giuseppe, filologo e politico, mentre al cadetto Carlo Antonio spettò quello di Cavaliere.
Avviato alla carriera militare nel Corpo di Artiglieria del Regno di Sardegna, il Napione fu figura eclettica di scienziato e tecnologo di fama internazionale. Nel complesso contesto storico di transizione tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo egli si applicò con successo alle discipline chimiche, naturalistiche, mineralogiche e metallurgiche, apportando significative innovazioni e approfondendone le applicazioni in campo tecnologico e militare. Totalmente impegnato nelle ricerche e nei viaggi di studio in Europa e Brasile, Napione restò celibe.

Nel 1770 egli entrò come cadetto nel Corpo reale d’artiglieria, comandato dal Generale Conte Giuseppe Angelo Saluzzo di Monesiglio, studioso di chimica. Il Napione venne quindi ammesso a frequentare le Regie scuole teoriche e pratiche d’artiglieria di Torino (fondate dal mineralista Spirito Benedetto Nicolis di Robilant, Comandante del Corpo reale degli ingegneri). Sotto la guida di illustri maestri - ed in particolare del direttore generale delle Regie scuole Alessandro Vittorio Papacino D’Antoni e del Direttore del Museo mineralogico e del Laboratorio chimico barone François Graffion, a sua volta allievo del di Robilant- egli si formò in campo minerario, chimico e metallurgico, frequentando i laboratori e visitando numerosi siti estrattivi del Regno, dal 1752 affidati dal re Carlo Emanuele III alla direzione del Corpo d’artiglieria.

Spirito Benedetto Nicolis di Robilant (1722-1801)
All’epoca le scuole militari sabaude fungevano da centri di sviluppo delle discipline scientifiche e tecnologiche e di diffusione delle conoscenze, proprio mentre si andava strutturando in Europa una rete di accademie che, condividendo regole e metodologie sperimentali di impostazione galileiana, diede impulso alla nascita del pensiero scientifico moderno.
Nel 1775, conclusi brillantemente gli studi, egli conseguì la patente di sottotenente di artiglieria, e l’anno successivo fu promosso luogotenente. Nel 1779 accompagnò l’ispettore Graffion in una visita alle miniere del Regno, dalla Savoia alla Valsesia e al Biellese; l’esperienza venne approfondita con ulteriori ispezioni negli anni successivi. Nel 1783 ricevette l’incarico di insegnamento per l’istruzione teorica di sottotenenti e allievi delle Scuole di artiglieria. Nello stesso anno venne istituita da Vittorio Amedeo III la Reale Accademia delle Scienze di Torino, di cui egli, pur non avendo ricevuto una formazione di tipo universitario, venne ammesso a soli ventisette anni tra i soci fondatori, su proposta del Conte Saluzzo di Monesiglio. Nel dicembre 1783 egli fece parte della commissione scientifica incaricata di osservare lo storico esperimento di volo aerostatico effettuato dal Montgolfier a Torino. Nel 1784 ottenne la promozione a capitano tenente.
Frutto del tirocinio mineralogico fu una comunicazione in francese presentata a Torino nel maggio 1784, in un’adunanza dell’Accademia svoltasi alla presenza del re di Svezia Gustavo III, successivamente pubblicata con titolo Description Minéralogique des montaignes du Canavois, in Mémoires de l’Académie des Sciences de Turin, anni 1784-85, parte 1a (1786), pp. 341-374. Significativo contributo in campo metallurgico del Napione fu l’individuazione, tramite analisi chimica, della causa dell’esplosione del cannone Tigre avvenuta presso la Scuola nel 1785, ricondotta ad imperfezioni della lega di bronzo; grazie a questo brillante risultato egli ottenne l’affidamento della cattedra di chimica.
Tra il 1787 e il 1790, su indicazione del Nicolis di Robilant, egli compì un viaggio d’istruzione nei principali centri minerari e metallurgici dell’Europa settentrionale.
Il lungo tirocinio compiuto da Napione può essere considerato il contrappunto di carattere naturalistico e tecnologico al Grand Tour che gli intellettuali umanisti nordeuropei usavano svolgere in Italia in quell’epoca. L’itinerario interessò dapprima l’Italia settentrionale (Pavia, Milano, Verona, Venezia, Padova, Trieste), poi Carniola, Carinzia e Stiria, quindi Vienna, Transilvania, Bannato e Alta Ungheria. Nel 1788 Napione si spostò in Boemia e quindi in Sassonia, soggiornando diversi mesi a Freiberg, presso la cui prestigiosa Accademia mineraria seguì le lezioni di Abraham Gottlob Werner, celebre caposcuola della teoria geologica “nettunista”. Nel 1789 fu a Dresda, nell’Harz e quindi a Copenhaghen, da cui si imbarcò per la Svezia, visitandovi le regioni di Sconia, Smolandia, Ostrogozia e Sadernania. Nel novembre dello stesso raggiunse a Londra, per una lunga visita in Gran Bretagna (Devonshire, Cornovaglia, Galles, Inghilterra settentrionale e Scozia). Nel percorso di ritorno in patria egli attraversò nel 1790 la Francia rivoluzionaria, soggiornando brevemente a Parigi, per raggiungere finalmente Torino in estate.
Al rientro in Piemonte Napione fu promosso capitano d’artiglieria e subito impegnato presso l’Arsenale, dove si applicò all’innovazione tecnologica dei processi metallurgici e di preparazione delle polveri da sparo; l’incerto scenario politico europeo dell’epoca lasciava infatti prefigurare conflitti, in ragione delle tensioni esistenti tra Regno di Sardegna e Francia repubblicana. Nominato nel 1791 membro del Consiglio delle miniere, partì l’anno successivo per un’ispezione nei siti estrattivi della Sardegna meridionale con l’abate Salvatore Lirelli, geografo e astronomo. Nel 1792, per nomina del re Vittorio Amedeo III, succedette al Graffion quale direttore del Laboratorio chimico metallurgico e del Museo mineralogico dell’Arsenale. Nello stesso anno, dopo l’occupazione francese di Savoia e Nizzardo, Napione fu incaricato di provvedere al potenziamento dell’esercito sabaudo, tramite l’importazione di armi leggere e munizioni. A tal fine compì tra il 1792 e il 1793 una missione per incontrare i capi militari austriaci e trattare con i produttori l’acquisto di armamenti in Italia settentrionale, Austria, Sassonia e Boemia. Notevole impegno egli profuse anche nell’ambito del Consiglio delle miniere, di cui fu nominato ispettore nel 1795, anno in cui fu anche promosso maggiore di fanteria; oltre ad approfondire gli aspetti relativi all’analisi chimica dei minerali, concentrò l’attenzione in campo metallurgico sui problemi tecnologici e strutturali delle artiglierie e sul reperimento di materie prime secondarie per l’industria bellica.
In quegli anni egli non tralasciò l’attività accademica, pubblicando in quegli anni le note: Analyse de la mine de manganèse rouge du Piémont, in Mémoires de l’Académie des Sciences de Turin, anni 1788-89 (1790), pp. 303-308; Sur un nouvelle méthode qu’on emploie en Suède pour tirer parti des scories de l’affinage du fer, ibid. (1790), pp. 318-324; Brevi osservazioni sopra diverse roccie comunemente credute volcaniche, in Biblioteca Oltremontana e Piemontese, vol. 1 (1791), pp. 253-269; Sur les principes constituants de la mine d’argent grise, in Mémoires de l’Académie des Sciences de Turin, anni 1790-91 (1793), pp. 173-185; Saggi ed osservazioni sulla maniera di separare il rame e lo stagno dal bronzo con cui sono formate le campane, Torino 1794; Memoria sul lincurio, Roma 1795.


Frontespizio del Tomo Primo del trattato del 1897
Una tavola degli “Elementi di mineralogia”
Nel 1797 pubblicò a Torino il primo trattato di mineralogia in lingua italiana dal titolo Elementi di mineralogia esposti a norma delle più recenti osservazioni e scoperte dal Cav. Carlo Antonio Napione. L’opera incompiuta (realizzò solo il primo dei tre tomi previsti), propose un rigoroso sistema di classificazione dei minerali, ispirato dagli insegnamenti werneriani, basato sui caratteri esterni, morfologici e fisici. Il trattato, apprezzato anche presso l’Institut de France, sintetizzava lo stato delle conoscenze mineralogiche dell’epoca, contribuendo a sistematizzare la giovane disciplina e risultando inoltre di notevole utilità applicativa per l’industria mineraria, cui fornì uno strumento speditivo per l’identificazione su base descrittiva dei minerali. Al Napione, in qualità di membro dell’Accademia delle Scienze, si deve inoltre l’avvio agli studi mineralogici dell’abate Étienne Borson, futuro primo professore di mineralogia presso l’Università di Torino nel 1810.

Étienne Borson (1758 – 1832)
Dopo il trattato di Campoformio, Napione fu inviato nel 1797 in veste non ufficiale al Congresso di Rastadt in rappresentanza del nuovo re sabaudo Carlo Emanuele IV. Scopo della missione diplomatica era incontrare Napoleone per perorare gli interessi del Piemonte; l’incarico non andò purtroppo a buon fine e lo scienziato non fu ricevuto dal Bonaparte neanche a Parigi, dove si spostò appositamente (in tale occasione egli ebbe però l’occasione di intervenire all’Académie des Sciences, dove di una sua memoria fu data lettura pubblica da Deodat de Dolomieu).
Dopo la conquista francese del Piemonte del 1798 e la rinunzia al trono di Carlo Emanuele IV, Napione rimase a Torino, mentre molti aristocratici e ufficiali lasciavano il Piemonte. Nel complesso scenario di fine secolo il Corpo d’artiglieria piemontese fu sottoposto dapprima per un breve periodo al comando francese, passando nel giugno 1799 sotto quello austriaco. Il 15 agosto di quell’anno Napione partecipò, con l’armata austro- russo- piemontese, alla vittoriosa battaglia di Novi contro i repubblicani francesi, nonché agli assedi delle cittadelle di Alessandria e Torino al comando degli artiglieri piemontesi.
Nonostante il contesto politico incerto, Napione poté presentare due sue memorie all’Accademia delle Scienze nei primi mesi del 1799, successivamente pubblicate con i titoli Observations lithologiques et chimiques sur une espèce singulière de marbre primitif e Exposition d’une nouvelle méthode pour séparer l’argent qui se trouve allié au cuivre dans les monnoies de billon, in Mémoires de l’Académie des Sciences de Turin, anni 1792-1800, vol. 11, t. 6 (1801), pp. 215-222 e pp. 223-238.
Nel luglio del 1800 abbandonò la patria, imbarcandosi da Livorno per Lisbona, dove giunse il 6 agosto; egli aveva infatti accettato di trasferirsi presso la corte del principe reggente di Portogallo Giovanni VI di Braganza, in virtù dei rapporti consolidati con don Rodrigo Domingos Antonio de Souza Coutinho, Conte di Linhares, all’epoca Segretario di stato per la Marina. Già dal 1785 Napione era stato infatti apprezzato dal diplomatico portoghese, dal 1779 al 1796 ambasciatore presso la Corte sabauda, il quale, attento osservatore dei progressi scientifici e tecnologici dell’epoca, intuì le potenzialità del giovane scienziato e ne caldeggiò più volte il trasferimento al servizio della monarchia lusitana. Nella capitale portoghese il Napione fu aggregato al Reggimento d’artiglieria della corte con grado di tenente colonnello.
A Lisbona Napione entrò in contatto con gli intellettuali locali, tra cui Josè Bonifacio de Andrade e Silva, con il quale compì ricerche mineralogiche in Estremadura. Nel periodo portoghese produsse un suo contributo scientifico in campo metallurgico con l’opera Experiencias e observaçoes sobre a liga dos bronzes, que devem servir nas fundiçoes das peças da artilheria (Lisbona 1801).
Con decreto reale del 1801 egli ricevette, allo scopo di riorganizzare le tecniche produttive e riformare le procedure del Corpo d’artiglieria, l’incarico di Ispettore delle officine dell’Arsenale dell’esercito portoghese e l’anno successivo quelli di direzione di altri opifici militari. Nel 1807 fu promosso brigadiere d’artiglieria.

La cittadina di Barcarena, presso Lisbona, ha onorato la memoria di Napione,
che fu amministratore della polveriera, intitolandogli una Rua.
Napione dimostrò interesse per le materie prime dei possedimenti coloniali lusitani, sia per le risorse minerarie, sia per i legnami, oggetto di una sua memoria pubblicata postuma con il titolo Ensaio sobre algumas propriedades fysicas de differentes madeiras, in O Patriota, n. 6 (1814), pp. 84-97.
Nel 1807 Portogallo subì l’occupazione napoleonica e il Principe Giovanni, dopo aver affidato il governo del paese ad una commissione di reggenza, si imbarcò per il Brasile, grazie all’appoggio navale inglese, con un seguito di oltre 15.000 persone, tra cui il Coutinho, Ministro della guerra e degli affari esteri, e il brigadiere Napione. Poco dopo l’arrivo a Rio de Janeiro nel marzo 1808, egli fu nominato maresciallo di campo e membro del Consiglio supremo militare e di giustizia, e l’anno successivo ispettore generale dell’artiglieria e direttore dell’Arsenale, di cui operò una radicale azione di organizzazione, dotandolo di una fabbrica di polvere da sparo e di una fonderia di cannoni. Alla sua attenta direzione si deve lo sviluppo dell’innovativo complesso industriale della Lagoa de Freitas, dove gli opifici militari ben si conciliarono con la conservazione del pregevole orto botanico circostante. Compì esplorazioni delle province circostanti alla ricerca di giacimenti di metalli, individuandone uno di ferro di cui avviò la coltivazione mineraria. 
Lasciò testimonianze scritte dei risultati delle sue attività di ricerca in campo mineralogico e metallurgico in Brasile, pubblicate postume con il titolo Tratado da mineralogia, com referencia expressa aos metaes uteis achados no Brazil (Rio de Janeiro 1817).
Al Napione vennero progressivamente attribuite ulteriori responsabilità pubbliche: tenente generale e membro del Consiglio reale di guerra (1808), presidente del Comitato di direzione dell’Accademia reale militare di Rio de Janeiro (1810), presidente del Comitato reale di amministrazione degli Arsenali (1811) ed infine maresciallo di campo effettivo (1812).
Il Napione fu membro di numerose altre accademie e società scientifiche internazionali: Accademia delle Scienze di Torino (sin dalla sua istituzione); Societät der Bergbaukunde (Società Montanistica) di Germania; Kungl. Vetenskapsakademie (Reale Accademia delle Scienze) di Stoccolma; la Jenaische Mineralogische Societät (Società Mineralogica di Jena, Germania); Academia Real das Sciencias de Lisboa; Sociedade Real Maritima, Militar e Geografica de Lisboa. Nel corso della sua carriera ricevette importanti onorificenze: Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (conferita a seguito della partecipazione alle battaglie del 1799); Grande de Portugal; Gran Croce dell’Ordem de Torre e Espada; Patrono del Quadro di Materiale Bellico della Força Terrestre Brasileira (postuma per decreto presidenziale del 1966).
Napione, di cui non ci resta oggi nemmeno un ritratto, morì a Rio de Janeiro, in circostanze non chiare, il 27 giugno 1814.

Per saperne di più:

  • Dettagliatissime informazioni sulla vita e sulle opere del Napione sono contenute nella corposa monografia in due volumi di Carlo Alfonso Maria Burdet (con prefazioni di German Rigault de la Longrais e di Marco Galloni) dal titolo Carlo Antonio Napione (1756-1814). Artigliere e scienziato in Europa e in Brasile, un ritratto (Torino 2005), e nei precedenti lavori dello stesso Autore: Sussidi brasiliani per una biografia di Carlo Antonio Napione, in Quaderni di Studi Italo Brasiliani, 7 (1985), 40 pp.; Il cavalier Carlo Antonio Napione, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, 125, 2 (luglio- dicembre 1991); Il cav. Carlo Antonio Napione, torinese (1756-1814), in Studi Piemontesi, 29, 2 (Novembre 2000), 567-581; Il Cavalier Carlo Antonio Napione, industriale piemontese nel Brasile dei primi dell’Ottocento, in Almanacco Piemontese (2001), pp. 129-132. 
  • Alessio Argentieri (2012) Napione, Carlo Antonio in “Dizionario Biografico degli Italiani” vol. LXXVII, Istituto dell’Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma: 740 (www.treccani.it).
  • Altre biografie del Napione si devono a: Joseph Despine, Notice Biographique sur Mr. Le Chevalier Napione, pubblicata anonima in Repertorio delle Miniere (1826) v. 2, anno 1825, pp. 192-203; J.C. Poggendorff, Napione, Carlo Antonio Galeani, in Biographisch- Literarisches Handwörterbuch Zur Geschichte Der Exacten Wissenschaften Enthaltend Nachweisungen Über Lebensverhältnisse Und Leistungen Von Mathematikern, Astronomen, Physikern, Chemikern, Mineralogen, Geologen Usw Aller Völker Und Zeiten (Leipzig 1863), pp. 253-254; Carlo Montù, Cav. Carlo Gerolamo Antonio Galleani Napione di Cocconato, in Storia della artiglieria italiana, p. 2, v. 4 (1937), pp. 1663-1664; Francisco Azevedo de Paula Pondè Tenente- General Carlos Antonio Napion, in Revista do Instituto de Geografia e Història Militar do Brasil, N° 62 (1971); Olyntho Pillar, Carlos Antonio Napion Tenente General, Patrono do Quadro de Material Bèlico, in Os Patronos das Forças Armadas (Rio de Janeiro, 1981), pp. 167-175; Luigi Bulferetti, I viaggi minerari di Carlo Antonio Napione “Innovatore” nel Piemonte e nel Brasile in Rassegna Economica, anno XXXIV, n. 1 Gennaio- Febbraio (1970), pp. 7-31; Aurelio de Lyra Tavares, A engenharia militar portuguesa na construção do Brasil (Rio de Janeiro 1965), p. 116.



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