giovedì 15 agosto 2013

Punta delle Pietre Nere, Puglia

di Marco Pantaloni

Giovanni Di Stefano,
geologo del R. Ufficio geologico,
tra i primi studiosi ad occuparsi
della Punta delle Pietre Nere
La Punta delle Pietre Nere è una delle particolarità geologiche più interessanti dell’intera penisola italiana. È rappresentata da un modesto affioramento roccioso che si trova presso la foce del canale artificiale Acquarotta; che mette in comunicazione il Lago di Lesina con il mare Adriatico, in Puglia.
All’affioramento dedicarono la loro attenzione, primi fra tutti, il duca di Tchihatchoff e Leopoldo Pilla nel 1840 e, in seguito, Michele Cassetti e Giovanni Di Stefano, geologi del R. Ufficio geologico; interessante da un punto di vista storico è il resoconto delle attività estratto dal Bollettino del R. Comitato Geologico del 1894 che riporta:
“Il dott. Di Stefano […] in marzo fece una gita alla Punta delle Pietre Nere che, geologicamente parlando, è forse la località più interessante della costa italiana dell’Adriatico. Vi raccolse buon numero di fossili, i quali permisero di assegnare al Trias superiore quel lembo di calcari neri associati a importanti roccie eruttive. Questo fatto, constatato coi nostri lavori di rilevamento, è della più grande importanza perché mette in esatta luce quella singolare piccola Punta delle Pietre Nere, sulla quale hanno scritto Tchihatcheff, Pilla e Hauer.”


Del lavoro di ricerca compiuto in quegli anni nella Punta delle Pietre Nere rimangono, nelle collezioni paleontologiche del Servizio geologico d’Italia dell’ISPRA, i campioni originali raccolti fra il 1890 e il 1893 da Squinabol S., Viola C. e Di Stefano G., con i lectotipi di alcuni gasteropodi: Flemingella (Trochus) integrostriata (DI STEFANO) BERNETTI, 1979 (prima foto); Promathildia kittli DI STEFANO, 1895 (seconda foto); Promathildia pellatii DI STEFANO, 1895 (terza foto).



I campioni raccolti tra il 1890 e il 1893 da Giovanni Di Stefano,
conservati nella collezione paleontologica dell'ISPRA,
contenenti i lectotipi dei gasteropodi indicati nel testo
(dal "Catalogo dei Tipi conservati nelle "Collezioni paleontologiche" dell'APAT")

Tutti questi campioni furono studiati da Di Stefano nel 1895, da Checchia-Rispoli nel 1901 e infine revisionati da Bernetti A. nel 1979.
Le rocce affioranti nella Punta delle Pietre Nere sono rappresentate da strati calcareo-marnosi neri, in giacitura sub verticale ed esposti per uno spessore di circa 7 m. A questa unità carbonatica sono associati gessi e rocce magmatiche basiche, di colore scuro, affioranti in tre punti poco distanti fra loro. L’affioramento è ben visibile, rappresentato da corpi rocciosi emergenti dall’acqua per circa 2 metri; la componente sedimentaria è ben stratificata, quella ignea massiva: i due elementi sono, tra loro, concordanti. I calcari sono debolmente metamorfosati per contatto.

Stralcio del foglio 155 S. Severo,
Carta geologica d'Italia in scala 1:100.000,
Servizio geologico d'Italia, ISPRA
La successione sedimentaria è rappresentata, in dettaglio, da calcari micritici, calcari marnosi e marne bituminose, con strutture laminari, cristalli di pirite e fossili, rappresentati da bivalvi e gasteropodi, piritizzati e ben conservati. Le specie bentoniche sono poco rappresentate e, insieme all’elevato contenuto di sostanza organica, indicano un ambiente marino poco profondo, soggetto a variazioni di salinità e ossigenazione, arrivando talvolta all’anossia. L’associazione è analoga a quella della Formazione di San Cassiano, affiorante nell’area dolomitica, di età triassica superiore. I gessi affiorano per qualche centinaia di metri su entrambi i lati del canale. L’età triassica della successione calcarea, oltre al già citato Di Stefano, venne sostenuta molti anni dopo anche da Giuseppe Checchia-Rispoli nella sua tesi di laurea, in contrapposizione con le idee sostenute dal suo relatore.
Il primo dei tre corpi magmatici, a diretto contatto con gli strati calcareo-marnosi, è rappresentato da un filone strato alcali-melasienitico ed affiora sul lato occidentale del canale. Il secondo è un corpo gabbroide stratificato più esteso e si trova, isolato, sul lato orientale. Il terzo corpo igneo è stato, sconsideratamente, coperto dalla massicciata in cemento del canale: era visibile a circa 400 m dalla riva ed era inglobato nei gessi. Queste rocce presentano un chimismo alcalino con alto contenuto in minerali ferromagnesiaci. I corpi ignei di Punta delle Pietre Nere sono, comunque, attribuiti a magmatismo di intraplacca paleogenico.
Ad oggi due sono le ipotesi che spiegano la presenza di questa curiosa associazione magmatico-sedimentaria: la prima attribuisce l’associazione a fenomeni di diapirismo dei gessi, che hanno “trascinato” in superficie le rocce carbonatiche e le rocce ignee; la seconda propende per una attività tettonica plio-pleistocenica che avrebbe “spremuto” le unità triassiche e mobilizzato anche un profondo filone strato messosi in posto nel Paleogene.
Tale località, comunque, rappresenta un elemento chiave importante per la comprensione dell’assetto geologico di questa importante area: per questo motivo è fondamentale che il sito, purtroppo già “danneggiato”, non sia ulteriormente compromesso.



Per saperne di più:
  • Leopoldo Pilla (1840)- Relazione diretta all’Intendente di Capitanata sopra la struttura geologica del Monte Gargano (in data 29 gennaio 1840). Giornale Atti Società Economica Capitanata, vol. V, Napoli: 100-109.
  • Giovanni Di Stefano, C. Viola (1893) - La punta delle pietre nere presso il lago di Lesina in provincia di Foggia. Boll. R. Com. Geol., XXIV, pp. 129-143.
  • Società geologica italiana (1999) - Guide geologiche regionali: Puglia e Monte Vulture. Be-Ma editrice.
  • http://www.parcogargano.gov.it/servizi/menu/dinamica.aspx?idArea=17308&idCat=17842&ID=18332

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